Tra le tante novità del disegno di delega sulla revisione del sistema fiscale, le imprese e i professionisti faranno bene a tenere a mente la comparsa dell’Iri, la nuova imposta sul reddito imprenditoriale, applicata a qualsiasi forma prescelta per l’esercizio dell’attività, con aliquote tendenzialmente più basse di quanto attualmente previsto per l’Ires, l’imposta sul reddito delle società.
A leggere tra le righe del provvedimento dell’esecutivo, è facile comprendere quale sia stata l’idea di base che ha portato alla nascita dell’Iri. Per il governo, il riordino del sistema di tassazione dei redditi di impresa e da lavoro autonomo non può che passare attraverso la scissione in due componenti dell’attuale unico reddito, assoggettandolo invece a due differenti regimi fiscali. Da una parte, pertanto, il reddito proprio dell’attività imprenditoriale o professionale, da tassare come avviene oggi con l’Ires, ma con la nuova imposta sul reddito imprenditoriale. Dall’altra, il reddito che invece l’imprenditore o il lavoro autonomo ritrae dall’attività, che verrà tassato in capo a quest’ultimo come reddito soggetto a Irpef.