Partita Iva 2015, quali differenze per i contribuenti (in particolar modo per quelli nuovi) rispetto al 2014?
partita Iva
Gli effetti della Legge di Stabilità su Iva e pensioni integrative
Senza dubbio, la Legge di Stabilità penalizza i lavoratori con partite iva aventi redditi medio-bassi, ovvero coloro i quali scelgono il regime dei minimi e cioè il sistema di tassazione agevolata.
Conviene aprire una Partita Iva?
Nel Disegno di Legge di Stabilità sono previste correzioni al regime dei minimi, che a partire dal prossimo anno influiranno sulla decisione di aprire una Partita Iva. Conviene?
Verifica partita IVA 2013
Quando abbiamo a che fare con un nuovo fornitore, o stiamo procedendo al pagamento di una somma importante nei confronti di una persona con la quale non abbiamo mai avuto precedenti relazioni professionali, è bene cercare di seguire qualche cautela aggiuntiva: tra di esse, la verifica della partita IVA, facilmente realizzabile mediante un recente servizio posto a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.
Chiusura d’ufficio delle partite IVA 2013
Il decreto legge n. 16/2012 ha introdotto una procedura semplificata di cancellazione delle partite Iva non più utilizzate. Vediamo allora in che modo funziona la chiusura d’ufficio delle partite IVA, e quali sono le conseguenze per i contribuenti che hanno una posizione IVA non almentata dalla consueta dichiarazione di cessazione di attività, prevista per legge.
Partite IVA analisi corrispettivi nella presuzione di co.co.co.
In questi giorni stiamo esaminando alcuni aspetti specifici legati alla legge n. 92/2012, in grado di introdurre l’art. 69-bis nel d.lgs. n. 276/2003, al fine di contribuire a smascherare quei fenomeni di collaborazione coordinata o di lavoro subordinato, celati da titolarità di partita IVA. Soffermiamoci quindi sull’elemento relativo all’analisi dei corrispettivi che, secondo il tenore letterale, costituiscono potenziale segnale di co.co.co. Se – in riferimento allo stesso centro di interessi, costituiscono più dell’80% dei corrispettivi annui complessivamente percepiti nell’arco di due anni solari consecutivi.
Partite Iva “false”, chiarimenti Anci
L’Ufficio Stampa e relazioni esterne dell’Anci, l’Associazione nazionale dei consulenti del lavoro, ha recentemente pubblicato una interessante nota approfondita, con la quale contribuisce a chiarire alcuni aspetti molto importanti relativi alla gestione delle partite Iva e, in particolare, nella presunzione di co.co.pro. Cerchiamo allora, con oggi, di iniziare un breve viaggio “accompagnato” in questo particolare argomento, sotto la guida dell’Anci.
Cessioni intracomunitarie senza partita IVA acquirente
La sentenza della Corte di giustizia Ue 6/9/2012, C-273/11, in materia di prova delle cessioni intra Ue apporta qualche significativa modalità interpretativa al tema. In particolare, viene stabilito che il numero di partita IVA dell’acquirente non rientra tra le condizioni sostanziali della cessione intracomunitaria, che è da considerarsi quale elemento in grado di fornire la prova dello status di soggetto passivo (agevolando di fatto i controlli), ma è altresì un requisito formale che non può condizionare l’applicazione del regime impositivo degli scambi intra Ue.
Partite IVA, si attende una nuova sanatoria
Il 4 ottobre scorso si è conclusa l’operazione di sanatoria delle partita IVA inutilizzate. Un’operazione che gli analisti considerano come una “prima fase”, visto e considerato l’insuccesso sostanziale della stessa, che lascia presupporre altresì il lancio di una nuova finestra per permettere la regolarizzazione delle posizioni di coloro che sono titolari di partite IVA inutilizzate. Una seconda fase che – magari – sia maggiormente accompagnata da una promozione informativa adeguata, visto e considerato che molti titolari di partite IVA inutilizzate non erano nemmeno a conoscenza della suddetta sanatoria.
Ricordiamo infatti che le stime ufficiali confermano come in Italia esistano circa 8 milioni di partite IVA. Di queste, “solo” 5 milioni di unità sono relative a posizioni attive, che depositano periodicamente le relative dichiarazioni. Poco si sa delle restanti 3 milioni, se non che – probabilmente – si tratta di posizioni inattive o abbandonate, e che per tale motivo necessitano di una pronta sistemazione, anche al fine di non inquinare statistiche e sistemi amministrativi con la loro inutile presenza.
Sanatoria Partiva Iva inattiva: ecco come fare
Visto e considerato che, in merito al nostro ultimo post in tema, ci sono giunte diverse richieste di approfondimento, cerchiamo di riassumere brevemente in che modo l’amministrazione finanziaria incoraggia i soggetti passivi a comunicare all’Agenzia delle Entrate la cessazione della propria attività ai fini della chiusura del proprio numero di identificazione agli effetti del tributo.
Ma come provvedere se non si è già effettuata la comunicazione? Inserendoci nel più ampio tema del ravvedimento operoso, ricordiamo che chi non si è già visto contestare la chiusura della partita iva inattiva da parte dell’Agenzia delle Entrate, può procedere in termini di un ravvedimento, risparmiandosi così le sanzioni che verrebbero comminate altrimenti.
Partita Iva inattiva: chiuderla con lo sconto
Chiudere la partita Iva inattiva con lo sconto, ovverosia con una sanzione più bassa, ridotta di un quarto. Questo è quanto viene permesso ai titolari di partita Iva inattiva grazie al Dl 98/2011, ma per sfruttare questo “sconto” occorre fare in fretta visto che c’è tempo entro e non oltre 90 giorni a partire dalla data del 6 luglio del 2011. La chiusura della partita Iva inattiva, entro tale termine, può avvenire versando spontaneamente una sanzione pari ad un quarto di quella massima, pari a 516 euro.
Vies, le ultime precisazioni dell’Agenzia delle Entrate
Il Vat Information Exchange System, sistema fiscale meglio conosciuto con l’acronimo Vies, prevede uno scambio elettronico di dati sull’Imposta sul Valore Aggiunto: in questo modo, gli operatori commerciali che sono in possesso di una partita Iva hanno la possibilità di porre in essere scambi intracomunitari collegando i sistemi dei vari stati membri dell’Unione Europea. Una recente circolare della nostra amministrazione finanziaria ha messo in evidenza come la stessa agenzia possa comunicare un diniego all’inclusione nel Vies stesso, nel termine di trenta giorni dalla manifestazione di volontà da parte del contribuente. Si tratta del periodo temporale ritenuto idoneo per svolgere dei controlli preliminari e verificare la reale presenza dei requisiti per l’inclusione nel relativo archivio.