Start up innovativa

Il governo sta lavorando alla creazione di un nuovo tipo di società, la start up innovativa. Una società di capitali con azioni o quote rappresentative del capitale non quotato. Cerchiamo di comprendere rapidamente quali siano le caratteristiche necessarie per poter configurare la start up innovativo, e in che modo il regime di quadro  fiscale possa essere derogato dalle innovazioni previste per questa nuova particolare categoria di impresa.

Imprese in perdita sistemica: chiarimenti Entrate

Martedì scorso, 21 giugno 2011, l’Agenzia delle Entrate ha emanato una Circolare, la numero 28/E, con la quale ha fornito tutta una serie di interessanti ed importanti chiarimenti in risposta ad alcuni dubbi sollevati nel nostro Paese dalla stampa economica. Tra questi c’è quello relativo alle cosiddette imprese che sono in perdita sistemica agli occhi dell’Amministrazione finanziaria dello Stato. Ebbene, al riguardo è stato chiarito che per il Fisco un’impresa risulta essere in perdita sistemica quando chiude più anni di imposta presentando delle dichiarazioni che riportano delle perdite fiscali che non risultano essere determinate da compensi che sono stati erogati ai soci e/o agli amministratori.

Beneficenza deducibile dal reddito di impresa

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito con la risoluzione n. 401/E del 24.10.2008 che sono deducibili dal reddito d’impresa le erogazioni liberali, beneficenza, effettuate da una società a favore di una ONLUS e destinate ad un fondo speciale di solidarietà.

Il parere è statpo espresso su richiesta di una società che intende erogare delle somme a favore di un’associazione no profit.

Per l’Agenzia delle Entrate per poter dedurre dal reddito di impresa le erogazioni liberali in denaro, ricordiamo solo per importi non superiori a € 2.065,83 o al 2% del reddito d’impresa dichiarato, a favore delle ONLUS” (articolo 100, comma 2, lett. h), del Tuir), è obbligatorio che chi riceve la somma sia una ONLUS.

Aprire un’impresa in Italia? Assurdo

Che aprire un’impresa in Italia e farla sopravvivere in mezzo alla giungla di leggi e regolamenti spesso astrusi sia complicato, è cosa arcinota. Ma l’ultima graduatoria proveniente dalla Banca Mondiale offre risultati sconfortanti.

La graduatoria pende in considerazione numerosi parametri, dai tempi necessari per aprire un’impresa a quelli per chiuderla, dalla flessibilità del lavoro all’accesso al credito, dalla pressione fiscale al grado di corruzione.

La media ponderata di questi fattori non lascia dubbi: l’Italia è bocciata sonoramente, classificandosi al 65° posto in una graduatoria di 181 nazioni.

Davanti a noi ci sono, come era facile immaginare, quasi tutti i Paesi occidentali, ma alcune posizioni in classifica lasciano stupiti, dal 13° posto della Thailandia al 15° della Georgia, fino al sorprendente 1° posto detenuto saldamente ormai da diversi anni da Singapore (seguito da Nuova Zelanda e Stati Uniti).

Insomma, il aprire un’impresa in Italia sembra davvero difficile.