Il Fisco ha pronte le bozze del decreto sull’abuso del diritto, provvedimento legislativo presente tra quelli della delega fiscale con il quale le Camere hanno autorizzato l’esecutivo a riscrivere alcune norme.
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Dichiarazioni fraudolente con fatture false
Poco fa abbiamo introdotto una breve panoramica sulle principali sanzioni sui reati penali tributari. Vediamo oggi di comprendere cosa accade in caso di dichiarazioni fraudolente mediante fatture false: una fattispecie punita con reclusione da 1 anno e 6 mesi a 6 anni, e che interessa chiunque indica – in una delle dichiarazioni annuali (dei redditi o dell’Iva), elementi passivi fittizi, avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Fatture false pericolose anche per la “vittima”
Secondo quanto affermava pochi giorni fa un articolo a firma di A. Iorio sul Sole 24 Ore, perfino il contribuente raggirato con fatture false e inesistenti (la “vittima”) rischia di dover subire le contestazioni da parte del Fisco. Ma cerchiamo di capire quali sono state le considerazioni tratte su un fenomeno purtroppo tutt’altro che raro, e in che modo il contribuente può cercare di tutelarsi dai rischi di indagine da parte delle Entrate.
Fatture false e prove del fisco
Secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 7900 del 28 marzo 2013, dovrà essere il fisco a provare l’esistenza di fatture false. In altri termini, respingendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, è stato affermato che sarà l’amministrazione finanziaria a dover avere l’onere di dimostrare – anche mediante l’ausilio di presunzioni semplici – la connivenza tra il cliente e il fornitore.
Fatture false con ritocco a mano
Attenzione a gonfiare gli importi delle fatture attraverso l’ausilio della penna. Stando a quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 44479 del 15 novembre 2012, infatti, scatta una pronta condanna per fatture false se gli importi sono “gonfiati” a mano. Ne consegue la possibilità di condannare l’imprenditore che abbia incrementato gli importi dei documenti contabili, con responsabilità penale da escludersi solamente nel caso in cui il contribuente imputato dimostri l’effettivo esborso di denaro.
Annotazione fatture false non è reato
Non è reato ma, come vedremo, è un comportamento pur sempre produttivo di gravi conseguenze, l’annotazione di fatture false. L’indicazione di tali documenti nella contabilità aziendale non è infatti in grado di produrre effetti sotto il profilo penale, visto e considerato che tale responsabilità sorge solamente in sede di presentazione della dichiarazione.
La Cassazione interviene sulle fatture fiscali false
Le fatture fiscali false dal punto di vista soggettivo, vale a dire quelle che si riferiscono a operazioni commerciali reali ma tra soggetti diversi, non comportano il reato di dichiarazione fraudolenta: a stabilirlo è stata la Corte di Cassazione con una sentenza che risale a tre giorni fa e che ha messo in luce una casistica ben precise. In effetti, quando si ha a che fare con cartelle di pagamento di questo tipo non si può provvedere a sequestrare i conti dell’imprenditore coinvolto, dato che i relativi importi non sono altro che dei normali costi che sono sostenuti dall’impresa. Di conseguenza, nessun soggetto dovrà rispondere di omessa dichiarazione, ma sarà sempre necessario dimostrare che gli stessi costi non oltrepassano il limite di punibilità per quel che concerne l’evasione fiscale (tale soglia è stata fissata in 77.468,53 euro).
Evasione fiscale, occhio alla quietanza delle fatture false
La Corte di Cassazione, con sentenza 3 ottobre 2011, n. 35730, ha confermato la condanna nei confronti di un cittadino torinese che aveva quietanzato una fattura che sapeva essere falsa. Quanto sopra è stato sufficiente per far scattare il reato di evasione fiscale, con tutte le conseguenze e i pregiudizi che ora seguiranno per il 52 enne che si è reso protagonista della vicenda.
Il cittadino torinese aveva trasportato merce presso un agriturismo, firmando (più volte, sostiene la Guardia di Finanza) delle fatture che sapeva essere false. Per tale motivo era scattata la denuncia, finita poi in sede giudiziaria dove – sia in primo grado che in appello – i tribunali avevano condannato l’uomo per l’evasione fiscale determinata dalla fattispecie appena ricordata.
La contabilità regolare non è una prova contro le fatture false
La sentenza 19332 che la Corte di Cassazione ha pubblicato pochissimi giorni fa ha riguardato da vicino il vasto universo delle scritture contabili e di bilancio: quanto espresso dai giudici di Piazza Cavour è stato molto chiaro, visto che dalla lettura della pronuncia in questione si intuisce che la regolarità delle scritture stesse non rappresentano per il contribuente un fattore che lo possa escludere dal rilevamento di eventuali operazioni fittizie. Più chiara di così non poteva essere la Suprema Corte, la quale si è interessata al caso di un soggetto che era stato accusato appunto di usare delle fatture false e che aveva tentato di contestare il fatto mettendo in luce la regolare e limpida tenuta del bilancio e le registrazioni in regola per quel che concerne le stesse fatture. La Cassazione non si è intenerita nemmeno con la giustificazione che i pagamenti posti in essere erano stati realizzati mediante la soluzione degli assegni.