I capitali scudati verranno sottoposti a una tassazione piuttosto particolare: in particolare, bisogna comprendere quali saranno le basi imponibili, le percentuali d’imposta le date entro le quali pagare il tributo per il triennio compreso tra lo scorso anno e il 2013. Come ha previsto in maniera chiara e inequivocabile il Decreto Salva-Italia, tutti quei capitali che sono stati fatti rimpatriare nei periodi 2001-2002 e 2009-2010 beneficeranno di un’imposta di bollo tutta speciale con validità annuale. Questo tributo, infatti, va versato con le aliquote del dieci per mille, limitatamente all’anno attualmente in corso, e del 13,5 per mille in merito al 2013, mentre gli anni successivi avranno come riferimento un’aliquota del quattro per mille. Questo vuol dire dunque che le percentuali appena menzionate non sono altro che la misura del valore delle attività segretate al 31 dicembre dello scorso anno.
Capitali scudati
Patrimoni all’estero: le tasse della manovra Monti
Come noto, la manovra Monti ha introdotto una serie di applicazioni onerose sui patrimoni all’estero. La più “famosa” di tutte le introduzioni della riforma fiscale è certamente inerente il prelievo sui capitali scudati. Ma in realtà le modifiche all’ordinamento fiscale per quanto concerne i patrimoni esteri vanno anche al di là, abbracciando gli immobili posseduti al di fuori dei confini nazionali e i depositi regolarmente tenuti all’estero.
In particolare, la reintroduzione dell’imposta sulle case vale anche per quanto concerne gli immobili all’estero. Pertanto, i soggetti che risiedono in Italia e che detengono immobili all’estero dovranno pagare un’aliquota di 0,.76 punti percentuali sul valore dell’immobile, calcolato sulla base del valore d’acquisto o del valore di mercato. Al fine di evitare una doppia tassazione, è riconosciuto un credito d’imposta per i prelievi patrimoniali operati dallo Stato estero, tenendo conto delle varie convenzioni bilaterali in essere.
Manovra salva Italia, la tassa sui capitali scudati
La manovra salva Italia ha introdotto un prelievo fiscale extra, una tantum, sui capitali oggetto di scudo fiscale. Si tratta di un prelevamento che verrà effettuato, in altri termini, su quei capitali “scudati”, cioè sugli importi che sono stati fatti tornare all’interno dei confini (e dell’ordinamento) italiani, in occasione delle tre procedure di condono dello scorso decennio, varate in più riprese dal governo Berlusconi e dal ministro Tremonti.
Il prelievo si concretizza in un’aliquota pari all’1,5% sul capitale scudato: una misura che dovrebbe permettere allo Stato di poter rimpinguare le proprie casse, andando a coprire parzialmente il gap che la separa dalla tanto desiderata stabilità dei conti pubblici, e dal raggiungimento del pareggio di bilancio, che si auspica possa essere raggiunto entro la fine dell’esercizio 2013, novità permettendo.