Evasione fiscale, occhio alla quietanza delle fatture false

La Corte di Cassazione, con sentenza 3 ottobre 2011, n. 35730, ha confermato la condanna nei confronti di un cittadino torinese che aveva quietanzato una fattura che sapeva essere falsa. Quanto sopra è stato sufficiente per far scattare il reato di evasione fiscale, con tutte le conseguenze e i pregiudizi che ora seguiranno per il 52 enne che si è reso protagonista della vicenda.

Il cittadino torinese aveva trasportato merce presso un agriturismo, firmando (più volte, sostiene la Guardia di Finanza) delle fatture che sapeva essere false. Per tale motivo era scattata la denuncia, finita poi in sede giudiziaria dove – sia in primo grado che in appello – i tribunali avevano condannato l’uomo per l’evasione fiscale determinata dalla fattispecie appena ricordata.

Osservatorio Partite Iva: dati e statistiche sul sito del Tesoro

Il sito web del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha messo a disposizione da quattro giorni a questa parte tutti i contenuti relativi alle nuove partite Iva: nel dettaglio, questi ultimi si riferiscono, in particolare, alle varie dichiarazioni fiscali (in particolare Iva, Irpef e Irap) e alle varie statistiche degli studi di settore. C’è poi uno strumento nuovo di zecca che consente di essere maggiormente informati da questo punto di vista. Si tratta dell’Osservatorio sulle partite Iva, il quale monitora con cadenza mensile l’anagrafica in questione, fornendo informazioni utili e soprattutto tempestive a tutti i contribuenti che sono interessati. In questa maniera, si può avere un bollettino che fa comprendere meglio il fenomeno, con le opportune distinzioni per quel che concerne l’attività economica che viene svolta, il territorio di competenza, ma anche il sesso e l’età delle persone.

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Regime dei minimi, addio a 500 mila posizioni

Come era ampiamente preventivabile, la riforma del regime dei minimi contenuta negli ultimi provvedimenti estivi, provocherà un’emorragia di posizioni agevolate davvero ingente. Stando a quanto rivela un recente studio riportato sulle pagine del quotidiano economico finanziario Il Sole 24 Ore, tale emorragia sarà pari a circa 500 mila liberi professionisti, lavoratori autonomi e piccoli esercenti, che daranno l’addio al conveniente regime agevolato per abbracciare quello ordinario.

Una cifra – quella delle 500 mila unità di cui sopra – che sembra ancora più rilevanti se espressa in termini percentuali. Sempre stando a quanto afferma il quotidiano economico finanziario, infatti, uscirebbe dal regime dei minimi il 96% di chi, attualmente, ne fa parte. Un addio doloroso, in alcuni casi, visto e considerato che il regime ordinario comporta non solamente più adempimenti, quanto anche e soprattutto un rincaro del prelievo.

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Sanatoria Partiva Iva inattiva: ecco come fare

Visto e considerato che, in merito al nostro ultimo post in tema, ci sono giunte diverse richieste di approfondimento, cerchiamo di riassumere brevemente in che modo l’amministrazione finanziaria incoraggia i soggetti passivi a comunicare all’Agenzia delle Entrate la cessazione della propria attività ai fini della chiusura del proprio numero di identificazione agli effetti del tributo.

Ma come provvedere se non si è già effettuata la comunicazione? Inserendoci nel più ampio tema del ravvedimento operoso, ricordiamo che chi non si è già visto contestare la chiusura della partita iva inattiva da parte dell’Agenzia delle Entrate, può procedere in termini di un ravvedimento, risparmiandosi così le sanzioni che verrebbero comminate altrimenti.

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Partite Iva inutilizzate: il modello “F24 Elementi Identificativi”

Che cosa accade quando la partita Iva non può essere più utilizzata? I contribuenti che si trovano a dover affrontare questa specifica situazione devono far riferimento alle recenti disposizioni dell’Agenzia delle Entrate: in particolare, è stata fissata una scadenza temporale ben precisa, vale a dire il prossimo 4 ottobre, data entro la quale è necessario pagare la sanzione minima prevista in questo caso (129 euro per la precisione), avvalendosi del modello F24 Elementi Identificativi. La compilazione in questione deve ovviamente riguardare tutti i campi e le sezioni di tale documento fiscale, in modo da evitare la presentazione di una copia alla stessa amministrazione finanziaria. Una volta terminata l’operazione, i dati relativi ai contribuenti a cui stiamo facendo riferimento verranno riversati nel sistema elettronico dell’Anagrafe Tributaria, la quale verrà dunque a conoscenza della situazione effettiva di queste partite Iva.

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Iva agevolata, confermato il 4% per i dispositivi medici ai diabetici

La risoluzione 90/E dell’Agenzia delle Entrate conferma la liceità dell’applicazione dell’Iva agevolata al 4% nelle forniture delle farmacie ai diabetici che siano regolarmente iscritti al Registro regionale. Una possibilità che pertanto conferma il corretto comportamento di quelle farmacie convenzionate che verso le aziende sanitarie locali emettano delle fatture in cui è presente l’imposizione dell’imposta sul valore aggiunto agevolata al 4%.

Le fatture dovranno contenere come oggetto della prestazione i dispositivi medici forniti gratuitamente ai clienti che siano affetti da diabete con menomazione funzionale permanente, a patto che sia attestata regolarmente presso il Registro Nazionale dei diabetici, e siano regolarmente muniti di una apposita prescrizione da parte dei medici di base.

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Nuova aliquota IVA: quando gli aumenti?

Come noto, tra i provvedimenti predisposti all’interno della manovra correttiva di agosto vi è anche l’inasprimento dell’aliquota IVA ordinaria di un punto percentuale: in altri termini, l’aliquota massima attualmente pari a 20%, subirà un innalzamento al 21%, con effetti conseguenti sui prezzi finali di vendita dei beni di consumo prevalente.

L’aliquota del 20% (tra breve, 21%), viene infatti imposta sulle prestazioni o sulle cessioni di beni e di servizi come aliquota standard. Pertanto, l’incremento riguarderà tutti i prezzi di mercato, a meno che i beni  e i servizi di riferimento non siano regolati da una norma speciale che ne preveda l’applicazione di un’aliquota ridotta, pari al 4% o al 10%, che contrariamente all’aliquota ordinaria non subiranno ancora alcun rincaro.

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Scadenze fiscali, ecco quelle di settembre

Il mese di settembre è periodo tradizionalmente molto intenso per le scadenze fiscali. Il calendario prevede infatti numerosi appuntamenti, concentrati fin dalla giornata di domani, 15 settembre. Tale data è infatti la scadenza IVA relativa alla registrazione di tutte le operazioni effettuate ad agosto dai commercianti al minuto e dagli operatori della grande distribuzione, per quelle operazioni per le quali è stata rilasciato scontrino o ricevuta fiscale.

Il giorno successivo, il 16 settembre, è invece il giorno ultimo per pagare la settima rata dell’Imposta sul valore aggiunto, con una maggiorazione di 0,33 punti percentuali mensili. Per pagare la settima rata dell’Iva è ovviamente possibile utilizzare, come sempre, il modello F24 telematico.

Dogane: le novità relative ai beni in deposito

La giornata odierna sarà fondamentale e innovativa per quel che concerne i principali adempimenti doganali: in particolare, da oggi entreranno in vigore le modifiche relative ai beni in deposito, con delle garanzie nuove di zecca che occorre conoscere nel dettaglio. Come ha precisato la stessa Agenzia delle Dogane di recente, bisogna prestare la massima attenzione alla disciplina del deposito Iva che è intervenuta in maniera prepotente, rendendo ufficiali le nuove procedure e provvedendo a formalizzare le disposizioni. Il riferimento non può che andare al cosiddetto Decreto Sviluppo (per la precisione si tratta del Decreto Legge 70 del 2011), il quale ha trasformato di fatto le leggi in vigore fino a questo momento in materia: il deposito Iva viene disciplinato infatti dalla Legge 427 del 1993, sia per quel che concerne i beni nazionali che quelli comunitari, in particolare quelli che non devono essere venduti al minuto.

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Fatturazione Iva: l’importanza delle date di consegna

L’Imposta sul Valore Aggiunto e le relative fatture sono un tema di attualità molto stringente: l’aumento dell’aliquota fiscale stabilito dalla manovra finanziaria, oltre alla caccia a quegli evasori fiscali che non rilasciano scontrini e ricevute impongono delle precisazioni proprio da questo punto di vista. Le fatture che vengono rilasciate in questi giorni e che presentano un’Iva al 20% non hanno bisogno di una nuova emissione. In effetti, la nuova aliquota del 21% non è ancora entrata realmente in vigore e fino a quel momento la merce che viene consegnata beneficia dell’imposizione tributaria normale. Bisogna prestare comunque la massima attenzione e comportarsi in maniera adeguata. Ad esempio, come prevede espressamente il Dpr 633 del 1972 (il cosiddetto “Decreto Iva”), nell’ipotesi di una fattura emessa in maniera anticipata rispetto alla consegna del bene, allora l’operazione in questione viene considerata come posta in essere alla data della fattura.

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Partita Iva inattiva: chiuderla con lo sconto

Chiudere la partita Iva inattiva con lo sconto, ovverosia con una sanzione più bassa, ridotta di un quarto. Questo è quanto viene permesso ai titolari di partita Iva inattiva grazie al Dl 98/2011, ma per sfruttare questo “sconto” occorre fare in fretta visto che c’è tempo entro e non oltre 90 giorni a partire dalla data del 6 luglio del 2011. La chiusura della partita Iva inattiva, entro tale termine, può avvenire versando spontaneamente una sanzione pari ad un quarto di quella massima, pari a 516 euro.

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Vies, le ultime precisazioni dell’Agenzia delle Entrate

Il Vat Information Exchange System, sistema fiscale meglio conosciuto con l’acronimo Vies, prevede uno scambio elettronico di dati sull’Imposta sul Valore Aggiunto: in questo modo, gli operatori commerciali che sono in possesso di una partita Iva hanno la possibilità di porre in essere scambi intracomunitari collegando i sistemi dei vari stati membri dell’Unione Europea. Una recente circolare della nostra amministrazione finanziaria ha messo in evidenza come la stessa agenzia possa comunicare un diniego all’inclusione nel Vies stesso, nel termine di trenta giorni dalla manifestazione di volontà da parte del contribuente. Si tratta del periodo temporale ritenuto idoneo per svolgere dei controlli preliminari e verificare la reale presenza dei requisiti per l’inclusione nel relativo archivio.

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Dichiarazione annuale Iva Enti non commerciali

Gli Enti non commerciali possono presentare sia la dichiarazione dei redditi, sia la dichiarazione annuale ai fini dell’imposta sul valore aggiunto (Iva), con un unico modello. Trattasi, nello specifico, del modello Unico Enc, ovverosia per gli Enti non commerciali ed equiparati. Il modello, infatti, è suddiviso in due parti: quello per la dichiarazione dei redditi, con i quadri che sono contrassegnati dalla lettera “R”, e quello per la dichiarazione annuale dell’Iva, con i quadri che risultano essere contrassegnati dalla lettera “V”.

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Iva agevolata per eliminazione barriere architettoniche

I lavori dati in appalto per l’eliminazione delle barriere architettoniche godono dell’imposta sul valore aggiunto agevolata (Iva), al 4%, anziché l’aliquota ordinaria al 20%. A ricordarlo, attraverso il proprio sito Internet, è l’Agenzia delle Entrate nel sottolineare altresì come fino alla data del 31 dicembre del 2012, salvo eventuali ed ulteriori proroghe, le spese sostenute per eliminare le barriere architettoniche siano detraibili. La detrazione, in particolare, cade tra quelle per le spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie, ragion per cui l’agevolazione rientra nel cosiddetto bonus 36%, ovverosia la detrazione Irpef del 36%.

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