Cassazione: Debito azzerato se sussiste un credito?

Con la recente sentenza numero 2957 del 10.02.2010, la Corte di Cassazione è intervenuta, in materia tributaria, sul tema della compensazione, ovvero:

può un contribuente vedere “azzerato” il proprio debito nei confronti del Fisco, nei casi in cui vanta crediti, a sua volta, nei confronti del Fisco stesso?

La pronuncia della Cassazione prende le mosse da un ricorso proposto alla competente Commissione Tributaria Regionale da un contribuente della Regione Lombardia nei confronti di un avviso di accertamento IRPEF; ebbene, la CTR accogliendo in pieno le ragioni del ricorso, annullava l’avviso di accertamento per intervenuta “compensazione” tra il debito del contribuente con un credito dallo stesso vantato verso l’Amministrazione finanziaria.

Le somme ricevute a seguito di transazione per licenziamento sono TASSATE

Il lavoratore che perde il posto di lavoro a causa di licenziamento senza giusta causa e transige la controversia con il datore di lavoro, vede sottoposta a tassazione la somma ottenuta a titolo di risarcimento.

Lo ha affermato la Corte di Cassazione con l’ordinanza numero 1349 del 25 gennaio 2010, così confermando un principio già più volte espresso in passato.

In sostanza, le somme di danaro versate dal datore di lavoro e percepite dal lavoratore quale risarcimento del danno subito per ingiustificato licenziamento, i compensi percepiti a seguito di recesso dal rapporto di lavoro per giusta causa ed in genere qualunque compenso in danaro versato dal datore di lavoro a titolo di risarcimento del danno, rientrano nella categoria dei redditi da lavoro dipendente, come tali assoggettati a tassazione ai sensi dell’articolo 6, comma 2 del TUIR.

Se dopo 18 mesi non si va nella casa acquistata si perde l’agevolazione “prima casa”?

Prima Casa

Proprio su questo tema si è espressa la Corte di Cassazione in relazione ad una causa di un contribuente che non poteva occupare l’abitazione, “prima casa”, per infiltrazioni d’acqua.

Secondo le vigenti leggi, chi acquista una abitazione, anche con pertinenze annesse, e chiede di beneficiare delle agevolazioni previste per l’acquisto della prima casa, deve dichiarare di essere residente nel Comune ove sono ubicati gli immobili in acquisto, oppure deve impegnarsi a trasferire la propria residenza nel Comune detto entro e non oltre 18 mesi a decorrere dalla data del rogito notarile.

Con sentenza del 27.01.2010, la Corte di Cassazione è intervenuta sull’argomento chiarendo che perde il beneficio fiscale connesso all’acquisto della prima casa, l’acquirente che non ne entra in possesso entro i detti 18 mesi e motiva questa mancanza lamentando l’inabitabilità dell’immobile a causa di “infiltrazioni d’acqua provenienti dal piano superiore”.

Ferie pagate al dipendente? sono detraibili dal reddito d’impresa

justice is served

Ferie pagate al dipendente

La Corte di Cassazione ha stabilito, con la sentenza   N.871/2009,  che se un dipendente trasforma in denaro le ferie che non è riuscito a prendere, l’azienda può detrarre le somme dai redditi dell’impresa.

Il tutto nasce da una richiesta del Fisco ad una società di adeguare i versamenti delle imposte sostenendo che:

«il diritto alle ferie è per legge irrinunciabile» e i giorni di riposo «devono essere goduti dal dipendente nello stesso anno in cui sono maturati». Se ciò non è possibile per esigenze di servizio «l’indennità per ferie non godute», versata al lavoratore l’anno successivo, «è un accantonamento e non un costo».

La targa dello Studio paga l’imposta di pubblicità

La targa affissa fuori dallo studio di un avvocato, di un dentista, di un commercialista, obbliga il titolare a pagare l’imposta di pubblicità?

La questione è discussa da molto tempo, ma in mancanza di una legge chiara, le sentenze della magistratura e le circolari dell’Agenzia delle Entrate si incrociano e si scontrano.

La Corte di Cassazione (sentenza n. 22572/2008) ha aggiunto un nuovo tassello alla tormentata questione, stabilendo che la targa dello studio è soggetta all’imposta quando la sua superficie supera i 300 centimetri quadrati (all’incirca, le dimensioni di un foglio A4); la Suprema Corte ha quindi dato torto ad un avvocato che riteneva di poter fruire a propria volta dell’esenzione che una circolare dell’Agenzia delle Entrate nel 2002 aveva riconosciuto come soglia per l’esenzione i 500 centimetri quadrati.

Ma la Cassazione ha ritenuto che quella più ampia fascia di esenzione valesse solo per le associazioni non riconosciute e altri enti no-profit.