Le imprese italiane dovranno fare i conti con due nuovi tributi dal carattere prettamente ambientale e di cui già si è sentito parlare più volte: si tratta della carbon tax e della green tax, due incentivi che sono volti a potenziare gli investimenti negli impianti industriali di tipo ecologico. Ma cosa è esattamente una carbon tax? Questa tassa sulle risorse energetiche è già una realtà concreta in paesi come l’Australia o la Francia e prevede una imposizione fiscale ben precisa nei confronti di quelle aziende che emettono anidride carbonica nell’atmosfera. La si può definire in molti modi, ma più precisamente si tratta di una ecotassa di stampo pigouviano, indirizzata a stroncare un comportamento negativo.

Tra l’altro, essa viene solitamente affiancata anche ad alcuni testi normativi specifici che vanno a riguardare da vicino il riscaldamento globale, tanto che l’Unione Europea se ne è occupata in più occasioni, in particolare quando è stata stilata la normativa relativa all’”emission trading” nel 2005. L’introduzione della carbon tax, inoltre, è volta a sfruttare delle fonti energetiche alternative, le quali siano in grado di emettere il minor quantitativo possibile di biossido di carbonio. Molte compagnie aeree devono già fare i conti con questa impostazione, anche se la tassa in questione ha creato non poche polemiche.

Se si vuole essere ancora più precisi, allora c’è da dire che una carbon tax è già entrata in vigore all’interno del nostro paese: il riferimento non può che andare alla legge 448 del 1998 (“Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo”), il cui articolo 8 parla proprio della tassazione sulle emissioni di anidride carbonica e le sue relative misure compensative, anche se la finalità di questo testo è più propriamente economica e non proprio ecologica, dato che si vanno a tassare i combustibili industriali. Dal 1999, infine, esiste una imposta sui consumi di mille lire per tonnellata di carbone, coke o bitume.