È ben noto come uno dei maggiori problemi nella crescita economica italiana sia data dallo straordinario quantitativo di evasione fiscale ai danni dell’Erario. Un problema ribadito negli scorsi giorni anche dal presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, che ha di fatto segnalato come l’evasione fiscale in Italia abbia oramai raggiunto una quota del Pil pari al 18%.
Una proporzione, quella di cui sopra, che permette al Paese di potersi elevare al ben poco invidiabile secondo posto nella classifica internazionale per evasione fiscale in rapporto alla produzione interna lorda, dietro solamente alla Grecia, nazione che in questo momento non rappresenta certamente un benchmark da seguire. Un’evasione che continua a consolidarsi in tutti i settori dell’economia italiana, e che in futuro potrebbe addirittura incrementare la propria profondità e incisività.
Secondo quanto afferma la Corte dei Conti, infatti, le aspettative della pressione fiscale per il futuro sono piuttosto negative: il carico del Fisco sul reddito dovrebbe infatti salire intorno al 44,8% nel 2013. Logico pensare pertanto come la maggiore pressione fiscale pianificata per il futuro, possa costituire una delle determinanti per l’incremento dell’evasione, nonostante gli strumenti di contrasto che potranno essere posti in campo dall’esecutivo.
Proprio il possibile aumento dell’Iva (si parla di un incremento dell’aliquota ordinaria dal 21% al 23%) potrebbe inoltre fungere da scivolo per l’aggravarsi dell’evasione dell’imposta sul valore aggiunto, che rappresenta una delle imposte maggiormente evase in Italia, con un tasso di sottrazione all’Erario che arriva al 36%, e candida l’Italia al secondo posto europeo dietro la Spagna.
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