La nuova sigla fiscale con cui i contribuenti dovranno abituarsi ad avere a che fare quando si parlerà di rifiuti è Res: l’acronimo sta ad indicare appunto “Rifiuti e Servizi”, l’imposta che rappresenta di fatto il sostituto ideale di altri due tributi, vale a dire la Tarsu (Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani) e la Tia (Tariffa di Igiene Ambientale). Che cosa cambierà in questo senso? Anzitutto, bisogna precisare che si tratta di una delle principali innovazioni che sono state inserite nel Decreto del Consiglio dei Ministri di una settimana fa, il testo normativo pensato appositamente per correggere dal punto di vista legislativo il federalismo fiscale. Ebbene, l’intento è quello di introdurre una tassa di stampo comunale, ma soltanto fra due anni, visto che servirà ancora del tempo per assimilare in maniera corretta la misura.
La Res, infatti, sarà comprensiva non solo della tassa ambientale da applicare allo smaltimento vero e proprio dei rifiuti, ma anche di una quota relativa alla sicurezza, all’illuminazione e alla gestione delle strade (attività di manutenzione e pulizia in primis). Quali saranno le caratteristiche di base? I rifiuti, la componente più importante del tributo in questione, beneficeranno di una adeguata proporzione rispetto al totale di quelli che vengono prodotti per ogni singola unità di superficie, prendendo quindi spunto dalla loro qualità e quantità.
In aggiunta, saranno presi in considerazione anche gli utilizzi e le tipologie delle attività che vengono poste in essere, calcolando i servizi di base attraverso il valore totale dell’immobile (sarà introdotta un’aliquota comunale di riferimento). Non mancheranno, infine, le agevolazioni e i benefici, tutti correlati al reddito e alla sovrapposizione con altre tasse, quali l’Ici e l’Imu: col federalismo, pertanto, si vuole consentire ai comuni di avere sia potere impositivo che di determinazione delle tariffe per quel che concerne il sistema fiscale, una novità da cui si attendono risultati importanti.
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