L’obiettivo dei nuovi strumenti di accertamento fiscale, come è intuibile, è quello di poter verificare i compensi, i ricavi e quindi il reddito complessivo delle persone fisiche e giuridiche, al fine di poter incrociare tali elementi quantitativi con altre voci di riferimento economico e patrimoniali, e cercare in tal modo di poter scovare eventuali focolari di evasione fiscale, una piaga che sta contribuendo a condannare l’economia italiana su basse soglie di crescita, sottraendo fondi utili al fisco.
Il funzionamento del c.d. redditometro, che nel corso di queste settimane sta lentamente prendendo piede, è teoricamente abbastanza semplice: il redditometro è infatti in grado di convertire alcune tipologie di spese (ad esempio, l’acquisto di una nuova auto) in percentuali di reddito; il redditometro è altresì integrato con lo spesometro, che al contrario misura il reddito rispetto alle spese sostenute. Incrociando i due parametri, sarebbe possibile determinare possibili fonti di accertamento.
Come è evidente, tuttavia, il sistema in questione rischia anche di far cadere nelle maglie dei controlli dei cittadini, regolari contribuenti, che pur non avendo evaso un euro al fisco, hanno posto in essere dei comportamenti che non sono “orientati” alla condotta fiscale. Si pensi ad esempio all’ipotesi in cui l’effettivo titolare di un bene non sia colui che ha sopportato la spesa, per semplici motivi personali. Il classico esempio è quello del padre che effettua un regalo al figlio.
Ma non solo: si pensi ad esempio all’ipotesi in cui un nucleo familiare composto da due genitori e un figlio, studente universitario fuori sede, dia seguito a una serie di versamenti tra i vari componenti. I genitori potrebbero in altri termini versare al figlio una sorta di contributo settimanale o mensile, rendendo quindi lo stesso figlio partecipe di spese che, con i propri mezzi, non sarebbe in grado di effettuare (essendo a reddito, presumibilmente pari a zero).
Situazioni che il fisco dovrà correggere nell’applicazione del redditometro, affinchè tale utile strumento non si tramuti in un servizio di inutile complicazione in sede di accertamento.
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