Nel 2016 il Prodotto interno lordo dell’Italia dovrebbe aumentare. Le stime della Commissione europea contemplano un incremento dell’1,4% su base annua, tuttavia l’incremento potrebbe essere ancora più consistente.
Secondo Confcommercio, nel 2016 la crescita del PIL italiano potrebbe anche arrivare a toccare quasi il 2%, a patto naturalmente che il governo riduca in modo più incisivo le tasse su imprese e famiglie e che la legge di Stabilità esprima a pieno tutti i suoi effetti espansivi.
D’altronde che un’elevata pressione fiscale rappresenti un freno alla crescita non è propriamente una novità. Nei mesi scorsi lo aveva sottolineato anche la Banca d’Italia in suo bollettino economico, invitando l’esecutivo ad adottare interventi più efficaci al fine di stimolare la crescita economica del Paese, come la riduzione del carico fiscale sulle imprese.
Perché, per quanto in caduta – il ministero dello Sviluppo economico ha osservato che il peso complessivo del fisco per le imprese è passato dal 76,8% del 2004 al 64,8% del 2014 –, il total tax rate (ovvero il complesso di tasse e costo del lavoro) con cui fanno i conti le aziende attive in Italia rimane tra i più alti nell’Unione europea.
Il rapporto Paying taxes 2016 della Banca Mondiale e di PWC, riferito al 2014, sostiene che nel nostro Paese il total tax rate pesa per il 64,8% dei profitti delle imprese, contro una media europea del 40,6%. Alla voce “contributi”, lo studio considera anche il Tfr – ovvero il Trattamento di fine rapporto, chiamato anche liquidazione o buonuscita – che vale “7 punti”. Mentre non tiene conto di alcune riforme introdotte negli ultimi mesi dal governo, come gli sgravi sui contributi per i neoassunti a tempo indeterminato, che potrebbero contribuire a ridurre l’incidenza del costo del lavoro sul carico fiscale complessivo, attualmente pari al 43,4%.
I numerosi adempimenti fiscali – occorre ricordare in Italia, le aziende devono effettuare 14 pagamenti ogni anno contro gli 11,5 della media UE – non si riducono solo ad una questione prettamente economica, ma richiedono anche molto tempo: nel nostro Paese, le imprese impiegano di media 269 ore l’anno contro le 261 della media mondiale e le 173 ore di quella europea.
Ma Confcommercio ha invitato il governo a ridurre il peso del fisco anche nei confronti delle famiglie: secondo la CGIA di Mestre, un’eventuale livellamento della pressione fiscale italiana alla media europea consentirebbe ai contribuenti italiani di risparmiare 904 euro all’anno.
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