A seguito dell’acquisto della prima casa, arriva il momento di fare i conti col fisco annuale e, dunque, di pagare le imposte sulla casa. La principale è l’Imposta Municipale Unica (Imu). Ma in quali casi?
Attualmente, l’Imu sulla prima casa non è dovuta eccetto nei casi in cui si parla di immobile di lusso. In realtà, la normativa non parla di “prima casa”, ma di “abitazione principale”. La differenza è sottile, ma importantissima. Difatti per ottenere l’esenzione integrale dall’IMU, è opportuno avere il requisito della residenza, che dovrà risultare dai registri anagrafici comunali. L’abitazione principale è quella in cui vi sono in essere contemporaneamente i seguenti tre presupposti
– proprietà (o titolarità di altro diritto reale),
– residenza anagrafica
– residenza effettiva ossia il domicilio.
Dunque non è possibile ottenere lo sgravio fiscale se la casa si dà in affitto (a meno che non si tratti di affitto di una sola camera).
Ponendo il caso in cui l’appartamento sia locato ma il proprietario conservi lì la residenza (ma non il domicilio), e risulti sempre prima casa in quanto egli non ha altri immobili a lui intestati, non scatta l’esenzione sull’Imu.
Difatti, affinché l’immobile inciso dal tributo Imu (ma il discorso è analogo per Tasi) possa godere dell’esenzione prevista per la residenza principale devono sussistere contemporaneamente i requisiti di proprietà (o titolarità di altro diritto reale), residenza anagrafica e domicilio abituale del contribuente.
Nel caso in cui venga a mancare uno dei citati requisiti l’immobile in parola non può più essere considerato residenza principale.
In sostanza, l’Imu non deve essere versata sulla prima casa solo se non si tratti di un’abitazione di lusso, vi sia già stata trasferita la residenza e che coesista anche il domicilio abituale. Bisogna invece pagare, sull’abitazione principale, la Tasi e Tari.