Il carico erariale scenderà sotto la soglia del 43% del Pil, al 42,9% nel 2015 e al 42,6% nel 2016 solamente perché sono state conteggiate come diminuzioni le disattivazioni delle clausole di salvaguardia mentre gli 80 euro sono stati classificati alla stregua di sgravi fiscali.
Attualmente, dunque, dunque il «meno tasse per tutti» è solo una promessa da mantenere e il risultato di una piccola ‘magia’ contabile. La precisazione è arrivata ieri dopo che le prime bozze dei documenti di economia e finanza segnalavano che la pressione sarebbe stata ancora in aumento ancora per tre anni. Nel triennio 2015-2017, si legge ora nella premessa del Def, si riduce la pressione fiscale, «al netto della classificazione contabile del bonus Irpef 80 euro».
Oltretutto «viene scongiurata l’attivazione delle clausole di salvaguardia per il 2016 – volte a garantire il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica – che avrebbero prodotto aumenti del prelievo pari all’1% del Pil». Si tratta «di un intervento cruciale che determina un abbattimento significativo della pressione fiscale contemplata dal quadro tendenziale». I tecnici del governo hanno precisato che «nel quadro tendenziale nel 2015 la pressione fiscale è attesa rimanere invariata al 43,5 %, mentre nel periodo 2016-19 salirebbe prima al 44,1% nel 2016 e 2017 per poi ritornare al 43,7% nel 2019. La crescita evidenziata dallo scenario a legislazione vigente è sensibilmente diversa, e in particolare peggiore, rispetto a quello che realmente si prospetterà alle famiglie e alle imprese.
Le previsioni sono infatti influenzate sia dai criteri di classificazione contabile della misura relativa al riconoscimento del bonus 80 euro, sia dalle clausole di salvaguardia previste dalle Leggi di Stabilità 2014 e 2015, che dispongono aumenti delle aliquote di imposta e riduzioni di detrazioni e agevolazioni fiscali».