L’aumento dell’età per la pensione di vecchiaia vincolerà i dipendenti a lavorare quattro mesi in più.
Dal primo gennaio 2016 saranno necessari 66 anni e 7 mesi, in confronto ai 66 anni e 3 mesi attuali, più almeno venti anni di contributi. Tale limite riguarderà gli uomini, sia del settore privato che pubblico, gli autonomi e le donne dipendenti del settore pubblico. Per le donne dipendenti del settore privato, l’età minima sarà di 65 anni e 7 mesi (oggi 63 anni e 9 mesi), mentre le autonome andranno in pensione dopo 66 anni ed 1 mese, rispetto ai 64 anni e nove mesi attuali.
Aumenta di 4 mesi anche il requisito minimo per la pensione di vecchiaia per chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995: il minimo è di 63 anni e sette mesi, rispetto ai 63 anni e 3 mesi attuali. Per quanto riguarda la pensione anticipata, a partire dal 1° gennaio 2016, gli uomini dovranno aver versato contributi per almeno 42 anni e dieci mesi (oggi 42 anni e sei mesi) e le donne 41 anni e dieci mesi (oggi 4 mesi in meno).
Aumenti età minima pensioni: cosa cambia?
Un ottimo specchietto riassuntivo sulla base delle aspettative di vita è il seguente:
Pensioni vecchiaia:
- 2015 Uomini 66 anni, 3 mesi; Donne 63 anni, 9 mesi;
- 2016 Uomini 66 anni, 7 mesi; Donne 65 anni, 7 mesi;
- 2019 Uomini 66 anni, 11 mesi; Donne 65 anni, 11 mesi;
- 2021 Uomini 67 anni, 2 mesi; Donne 67 anni, 2 mesi;
- 2023 Uomini 67 anni, 5 mesi; Donne 67 anni, 5 mesi;
- 2025 Uomini 67 anni, 8 mesi; Donne 67 anni, 8 mesi.
Pensioni anticipate:
-
2015 Uomini 42 anni, 6 mesi; Donne 41 anni, 6 mesi;
-
2016 Uomini 42 anni, 10 mesi; Donne 42 anni, 10 mesi;
-
2019 Uomini 43 anni, 2 mesi; Donne 42 anni, 2 mesi;