Finalmente dopo un controverso iter, lo scorso 4/3 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha definito, d’intesa con il Ministro dell’Economia, il terzo decreto in favore dei lavoratori salvaguardati – meglio noti come “esodati” -, cui potrà trovare applicazione la normativa di favore sulla possibilità di utilizzare i requisiti e le decorrenze per il trattamento pensionistico previgenti il D.l. n. 201/2011 (Salva Italia).
Il decreto, al momento al vaglio del Parlamento, ove già è stata confermata massima solerzia nell’approvazione definitiva, consente l’uscita dal mondo del lavoro con le vecchie regole a ben 10.130 lavoratori (per un costo stimato nel periodo 2013/2020 di 554 milioni di euro), che si aggiungono alla platea di dipendenti già individuati dai precedenti due decreti, per un totale di circa 65.000 beneficiari complessivi.
Nello specifico, potranno esulare dal disposto della riforma Fornero-Monti, coloro che avendo sottoscritto un accordo sindacale di uscita agevolata, si trovavano in stato di mobilità ordinaria al 31 dicembre 2011 e che hanno perso definitivamente il posto di lavoro non oltre il 31/08/2012 ed i lavoratori ammessi alla prosecuzione volontaria della contribuzione entro il 4 dicembre 2011, con almeno un contributo accreditato al 6 dicembre 2011, data di entrata in vigore della riforma in parola.
La legge ha affidato il compito di gestire e monitorare l’intero procedimento all’INPS, il quale già dai primi di febbraio ha iniziato ad inviare le raccomandate di autorizzazione al pensionamento in deroga agli interessati, stabilendo che le domande di assegno presentate con decorrenza dal 1° febbraio 2013 saranno classificate in ordine di ricezione e liquidate solo previa consenso specifico da parte della direzione competente.
Secondo i controlli effettuati dall’Istituto previdenziale, con quest’ultimo provvedimento la platea delle persone da “salvaguardare” dovrebbe essersi esaurita, anche se stime ufficiose parlano di almeno altri 120.000 individui in situazioni analoghe.