Che fine ha fatto il tanto atteso accordo fiscale con la Svizzera da parte dell’Unione Europea? La recente fine del c.d. Progetto Rubik sembra rimettere le carte in tavola nella lunga partita tra le parti, finalizzata all’armonizzazione e alla trasparenza delle transazioni tra le due parti. Ma cosa è accaduto nelle ultime settimane? E, soprattutto, cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro all’interno di uno dei contesti fiscali più caldi sul fronte internazionale.
A riassumerci la vicenda è stato un interessante approfondimento condotto da Edward F. Greco, sulle pagine di Italia Oggi dell’11 novembre. Greco ricorda come la Germania non abbia ratificato l’accordo con la Svizzera sull’imposta liberatoria sul capitale e redditi,. Ne è conseguito il tramonto, forse definitivo, del già ricordato progetto Rubik, che “rappresentava una soluzione di compromesso per rispondere alle pressioni internazionali miranti allo scambio automatico di informazioni. Va detto che attualmente la Svizzera è impegnata nella revisione dei suoi numerosi trattati internazionali i quali permettono ai partner esteri di ottenere informazioni su richiesta, ma non in modo automatico. La mancata ratifica di Rubik pone il problema di conciliare le istanze di scambio di informazioni con il desidero elvetico di salvaguardare quanto più possibile il segreto bancario” – scrive Greco (vedi anche Incontro Italia- Svizzera sull’evasione fiscale).
Per quanto concerne le relazioni tra UE e Svizzera, queste sono regolate dall’accordo sulla fiscalità del risparmio, che – continua Greco – “prevede un regime ordinario di scambio automatico di informazioni limitatamente agli interessi percepiti da persone fisiche residenti nell’Ue, ed un sistema alternativo (detto «transitorio») di ritenute alla fonte con aliquote crescenti fino al 35%, sistema applicato attualmente da Austria e Lussemburgo. La Svizzera ha stipulato nel 2004 un Accordo con l’Ue che permette alle banche elvetiche di operare una ritenuta su tutti gli interessi corrisposti ai propri clienti comunitari, ovvero di inviare le informazioni al fisco del Paese Ue di residenza per coloro che spontaneamente rinunciano al segreto bancario. Tuttavia, diversamente da quanto previsto dal trattato Rubik, l’imposta applicata in virtù dell’Accordo sulla fiscalità del risparmio, non libera il contribuente dai suoi obblighi fiscali nazionali”.
Per cambiare l’accordo attualmente in vigore è tuttavia necessaria un’intesa di tutti i Paesi europei all’unanimità: un evento che, allo stato attuale delle cose, sembra essere piuttosto lontano.