I prodotti omeopatici sono una realtà diffusa e affermata da diverso tempo, ma bisogna capire in modo chiaro quando è possibile beneficiare delle agevolazioni fiscali nel momento esatto in cui si provvede all’acquisto di tali medicinali, in modo da detrarre tutte le spese. In particolare, occorre fare chiarezza sulla dicitura “omeopatico” e su quella più semplice e abbreviata. Nello specifico, in questo caso subentra una detrazione ben precisa, vale a dire quella dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef), con una aliquota fissata al 19% su tutte le spese che sono state sostenute.

Per poter fruire di un bonus tributario simile, è necessario che vi sia ovviamente la fattura fiscale oppure il cosiddetto “scontrino parlante”: quest’ultimo, in particolare, deve indicare se si tratta o meno di un farmaco o di un medicinale, ma anche quanto prodotto è stato acquistato e il codice fiscale del soggetto a cui è destinato il prodotto in questione. I documenti di spesa sono essenziali proprio perché permettono di sfruttare i benefici dell’Irpef, ma non sono obbligatorie le due diciture appena menzionate, visto che sono sufficienti anche delle sigle, delle abbreviazioni o anche delle terminologie che si riferiscono in modo chiaro ai farmaci.

Questa distinzione, dunque, è molto importante. Per capire quali sono i prodotti indicati come omeopatici, si può fare riferimento al Decreto legislativo 219 del 2006: questo testo normativo parla dei medicinali che sono ottenuti a partire da sostanze che sono denominate materiali di partenza per le preparazioni omeopatiche, sfruttando un processo di produzione che è stato descritto dalla farmacopea del continente europeo. Le altre diciture (in primis quella di “f.co” oppure di “med.”), esse non sono altro che delle abbreviazioni piuttosto intuibili, pertanto possono essere associate alla menzione per esteso dei termini. In presenza della dicitura “ticket”, infine, si deve fare lo stesso discorso, dato che si soddisfa l’indicazione della natura del prodotto.