La paura di indagini e monitoraggi fiscali troppo stringenti da generando una vera e propria corsa alla vendita della propria imbarcazione. Un fenomeno che starebbe riguardando una platea di contribuenti sempre più vasta, e che in alcune aree della Penisola avrebbe raggiunto proporzioni davvero molto emblematiche, con le pagine degli annunci di vendita sui quotidiani che – per la prima volta – sembrano contenere un ampio portafoglio di barche per tutti i gusti e tutte le tasche.
Certo è che non è il solo comportamento dell’Agenzia delle Entrate a suscitare questa corsa al miglior collocamento del proprio natante sul mercato: la crisi sta infatti conducendo alla formazione di un comportamento sempre più frequente, relativo al voler realizzare adeguatamente il proprio investimento, sfruttando gli introiti dell’operazione di vendita per contribuire a riequilibrare il proprio patrimonio.
Ad ogni modo, barche, Suv e altri beni “simbolo” del lusso più o meno esagerato, sono sempre più al centro di operazioni di vendita, spesso a prezzi piuttosto vantaggiosi. Ad acquistare, oltre che i contribuenti italiani, sono però anche degli acquirenti esteri, che nel nostro Paese possono così compiere delle operazioni commerciali a condizioni piuttosto concorrenziali, in alcuni casi sfruttando altresì dei cambi valutari vantaggiosi nei confronti dell’euro.
Altra determinante che sta scoraggiando il possesso di natanti è anche il costo del carburante, sempre più elevato, tale da rendere uno spostamento su mare un pregio difficilmente replicabile. Una evoluzione che sta facendo traslare i desideri di chi desidera una gita in acqua verso la locazione dell’imbarcazione: in altri termini, meglio affittare un natante per un weekend o per una settimana, piuttosto che dover essere costretti a sopportare i costi fissi di una gestione a tempo indeterminato, e l’occhio lungo del Fisco sui propri portafogli.
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