Sono parole al vetriolo quelle del numero uno dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi. Il direttore ritiene che l’ente sia ancora in piedi solo grazie all’enorme dignità delle persone che lavorano al suo interno.
Persone che, secondo la Orlandi, hanno la consapevolezza della loro funzione e della loro missione. Quello del direttore è a tutti gli effetti un omaggio ai dipendenti rimasti, che sintetizza nel contempo tutte le difficoltà di gestione della macchina fiscale.
Il discorso arriva mentre continuano a fuggire le figure dirigenziali, che scappano da posizioni strategiche per la lotta all’evasione. Per entrare nei dettagli, occorre dire che la responsabile dell’ufficio Ruling Internazionale (che in pratica valuta il prelievo sulle multinazionali), Grazia Cappelleri ha lasciato per andare in uno dei più noti studi fiscali milanesi. A fine estate era accaduto lo stesso con alti dirigenti: Giammarco Cottani della direzione generale dell’accertamento, e Dario Sencar responsabile dei controlli sui grandi contribuenti.
Che il ruolo e l’impegno dell’Agenzia siano strategici in settori chiave quali il fisco internazionale e societario appare chiaro dai risultati che il governo si attende, ad esempio sul fronte della voluntary disclosure per ‘normare’ i capitali all’estero.
Il governo potrà contare su 2 miliardi nel 2016 e la commissione finanze del Senato ha appena approvato il testo del decreto che rinvia le domande fino a tutto novembre. L’evasione è come noto una sfida e le cifre che si attendono dalla lotta al fenomeno sono incassi con molti zeri. L’Europa sta stringendo i bulloni di un progetto chiamato Beps, che sta per Base erosion and profit shifting, che punta ad evitare l’erosione delle tasse dovute attraverso il trasferimento fittizio di utili.