Secondo le ultime statistiche, si ritiene che in Italia il popolo delle partite Iva siano più di otto milioni. Per monitorare e tenere sotto controllo il tutto l’Agenzia delle Entrate ha un lavoro troppo gravoso. Per molto tempo non sono state controllate le detrazioni delle fatture poste in essere da professionisti ed autonomi ma una recente ordinanza della Cassazione ha fatto chiarezza su alcuni punti.
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Anzitutto, l’Agenzia delle Entrate, può contestare la detrazione di una fattura per consulenza qualora non ci sia tra il committente e il professionista un contratto scritto. Ciò significa che l’Agenzia delle Entrate può anche ritenere “falsa” una fattura ed impedirne la detrazione dell’Iva. Naturalmente ciò non può essere messo in atto se il contribuente è in grado di proporre documenti comprovanti il contratto con l’azienda stessa, ma non bastano documenti generici.
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Per i professionisti che da tempo lavorano con la partita Iva sono a conoscenza delle caratteristica che contraddistinguono questo regime fiscale dove di recente sono entrati anche i contribuenti minimi. Le ultime novità in merito riguardano la modifica del sistema Iva per cassa e le nuove aliquote dell’Imposta sul valore aggiunto. Noè invece cambiato molto in campo previdenziale, dove le partite Iva, come lavoratori parasubordinati o autonomi, hanno diritto alla pensione.
La Cassazione, ha stabilito che l’onere della prova di fronte ad una contestazione da parte dell’Amministrazione tributaria, è a carico del contribuente che ha considerato le fatture inerenti la sua attività professionale e ha esercitato il diritto di detrazione dell’imposta sul valore aggiunto. Se il contribuente non è in grado di fornire prove certe, l’Amministrazione tributaria ha diritto a chiedere il risarcimento delle detrazioni indebite.