Secondo quanto affermava pochi giorni fa un articolo a firma di A. Iorio sul Sole 24 Ore, perfino il contribuente raggirato con fatture false e inesistenti (la “vittima”) rischia di dover subire le contestazioni da parte del Fisco. Ma cerchiamo di capire quali sono state le considerazioni tratte su un fenomeno purtroppo tutt’altro che raro, e in che modo il contribuente può cercare di tutelarsi dai rischi di indagine da parte delle Entrate.
Stando all’autore, “la principale distinzione da tenere presente, anche per difendersi, è tra operazioni oggettivamente inesistenti e quelle soggettivamente inesistenti. Nel primo caso l’operazione decritta nel documento fiscale non è mai avvenuta o è avvenuta solo parzialmente. Si indica ad esempio la cessione di determinati beni che non sono mai stati venduti”. In questo caso, l’amministrazione rettifica sia l’imposta sul valore aggiunto detratta sia il costo dedotto dall’acquirente, poiché l’operazione non è stata fatta e quindi non è possibile beneficiare di deduzioni o detrazioni.
Invece, prosegue Iorio, “nelle fatture soggettivamente inesistenti, l’operazione è regolarmente avvenuta ma uno dei due soggetti – cedente o cessionario – non è quello reale. Il caso più frequente riguarda fornitori/produttori di beni che in realtà non hanno alcuna capacità produttiva ma si rivolgono a terzi che vendono a loro nome la merce” (vedi anche il nostro recente approfondimento su fatture false e prove del fisco).
In questo caso di solito gli uffici dell’Agenzia delle Entrate muovono contestazioni anche se il fornitore non ha adempiuto agli obblighi fiscali di dichiarazione e di versamento. “I casi recenti riguardano le prestazioni rese nel settore edile spesso svolte da soggetti in possesso di partita Iva che emettono fattura ma omettono tutti gli adempimenti fiscali. L’amministrazione pretende di rettificare l’Iva al contribuente che ha ricevuto le fatture perché le ritiene soggettivamente inesistenti. Ma l’acquirente può essere inconsapevole degli illeciti altrui, non avendone, peraltro, tratto alcun vantaggio” – conclude Il Sole 24 Ore.