Il regime agevolato per i contribuenti minimi è uno dei regimi fiscali più vantaggiosi per i contribuenti liberi professionisti. Introdotto oramai sei anni fa, il regime è stato recentemente oggetto di revisione e, con l’occasione, di parziale variazione delle sue caratteristiche. A rimanere invariato è il cavallo di battaglia di tale regime, rappresentato dal vantaggio di avere un unico contributo in grado di sostituire tutti i contributi e le tasse degli altri regimi, e una forte semplificazione dal punto di vista degli adempimenti contabili.

In sintesi, chi adotta il regime dei contribuenti minimi non deve versare Irpef e altre addizionali stabilite a livello regionale e comunale, né Irap, né Iva. Fino al 31 dicembre 2011, in loro sostituzione, si versava un contributo forfettario pari al 20%, sceso al 5% dal 1 gennaio 2012 (pur con requisiti in parte diversi).

Oltre a questo grande e importante vantaggio, chi adotta il regime dei contribuenti minimi può vantare l’esonero da una serie di obblighi che sono invece previsti in quello ordinario, come, ad esempio gli adempimenti contabili relativi alla gestione dell’Iva (le fatture emesse sono esenti da Iva). È inoltre prevista l’esclusione da ulteriori obblighi contabili che sono legati alla tenuta dei registri, come gli elenchi dei clienti e dei fornitori. È inoltre prevista l’esclusione dagli studi di settore e dall’invio della certificazione dei compensi e delle spese superiori ai 3 mila euro (vedi anche questo nostro approfondimento che abbiamo avuto modo di curare sui limiti di età per il regime dei contribuenti minimi).

L’adozione del regime dei contribuenti minimi non prevede invece l’esenzione da altri obblighi di natura amministrativa e contabile, che il contribuente dovrà continuare a rispettare. Su tutti, l’obbligo che riguarda la conservazione delle fatture di acquisto e, in generale, di tutti i documenti che sono stati emessi o sono stati ricevuti, come ad esempio la certificazione dei corrispettivi.