Il fisco italiano è maggiormente penalizzate per i 40enni, generazione “sfortunata” per quanto concerne imposte e tributi, visto e considerato che la pressione complessiva su di loro è, e sarà, molto più gravosa rispetto a quanto avviene per chi è nato prima degli anni ’60. A dichiararlo è uno studio condotto dal Wall Street Journal, secondo cui la generazione nata intorno agli anni ’70 è “spremuta” eccessivamente dal fisco tricolore.

A parlarne in maniera diffusa, nel corso degli ultimi giorni, è stato il quotidiano Il Corriere della Sera, che riprendendo alcuni spunti forniti dal quotidiano americano e dall’Ansa, ha altresì avuto modo di ribaltare alcune dichiarazioni da parte di giovani manager, come Andrea Bolla, numero uno di Vivigas e del prosecco Valdo, oltre che responsabile per il fisco nella squadra di presidenza di Confindustria, secondo cui quella dei 40enni è la “generazione perduta”. Stando a quanto riportato da Bolla, infatti, la differenza tra la generazione dei 40enni e quella precedente è che “allora si percepivano le difficoltà come qualcosa che poteva essere superato, ora noi siamo spesso nella mentalità della mera sopravvivenza” (vedi anche Si avvicina la scadenza degli stampati fiscali).

Il giornale americano, facendo un ottimo approfondimento e riportando numerose testimonianze di difficoltà da parte dei 40enni italiani, cita poi i principali problemi che affliggono la popolazione nazionale e, in particolar modo, quella fascia anagrafica: poca crescita economica, corruzione, debito eccessivo accumulato principalmente negli ultimi 20 anni. Il risultato – concludeva l’articolo de Il Corriere della Sera – “è che gli italiani nati negli anni ’70 pagheranno il 50 per cento in più di tasse sui guadagni nell’arco della vita rispetto a quelli nati nel 1952, e che l’attuale peso fiscale su un reddito medio annuale di 30-40mila euro oggi è del 38% rispetto al 25% di venti anni fa” (vedi anche Nessun beneficio fiscale se il contribuente non rispetta i tempi ).