Il commissario europeo alla fiscalità ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Italia Oggi, nella quale parla delle nuove norme comunitarie in ambito fiscale, dei risultati ottenuti dal Dipartimento Fiscale nell’UE e dei piani europei anti-evasione. All’interno del ricco materiale di dichiarazioni, anche una serie di affermazioni molto interessanti relative alla possibile realizzazione di un accordo quadro generale tra la Svizzera e l’Unione Europea. Vediamo quali sono state le principali considerazioni elaborate dal commissario.
Nella lunga intervista a firma di Tancredi Cerne (che vi consigliamo di consultare per la sua ricchezza, nell’edizione del 2 gennaio 2013), Semeta ha l’occasione di esprimersi a riguardo l’istituzione di un quadro generale per gli accordi fiscali con la Svizzera, dopo il fallimento della precedente intesa a causa del voto contrario della Germania (vedi anche Accordo fiscale con la Svizzera).
In proposito Semeta ha sottolineato “l’assurdità di una situazione che stiamo ancora oggi vivendo a livello comunitario. Gli stati membri vogliono essere in grado di raccogliere legittimamente imposte dovute dai loro cittadini con conti in Svizzera. Hanno ripetutamente chiesto alla Commissione di lavorare per un maggiore coordinamento fi scale e per la definizione di misure di contrasto all’evasione fi scale. La Commissione ha proposto un mandato per negoziare un accordo forte per la Fiscalità del risparmio dell’Ue con la Svizzera, ma gli stati membri non sono riusciti a raggiungere un accordo su questo tema. La maggior parte degli stati membri, tra cui l’Italia, sono a favore di questo mandato per negoziare un migliore accordo Ue-Svizzera. Essi riconoscono il fatto che una simile intesa potrebbe tradursi in miliardi di euro di ricavi recuperati per i loro bilanci pubblici” (vedi anche Pressione fiscale Svizzera in calo).
Non tutti la pensano però nello stesso modo: “due stati membri – Austria e Lussemburgo – stanno bloccando ogni progresso su questo fronte. In numerose occasioni, ho espresso la mia profonda frustrazione contro Vienna e il Lussemburgo per la loro posizione irragionevole, che impedisce agli altri partner dell’Unione di accedere a una fonte di reddito importante. La mia frustrazione si sta ora estendendo a tutti gli stati membri. La pressione tra pari è un sistema che funziona, l’abbiamo visto molte volte a livello Ue, ed è arrivato il momento che gli altri paesi inizino seriamente a fare pressioni su Austria e Lussemburgo per ottenere finalmente un accordo su questa importante questione”.