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L’Agenzia delle Entrate sopprime i codici Redo e Resu

Neanche tre mesi di vita e ora già finiscono in soffitta: i due codici tributo Redo e Resu erano stati istituiti da una apposita risoluzione della nostra amministrazione finanziaria lo scorso 31 agosto ed avevano un compito ben preciso, vale a dire quello consentire il versamento del contributo forfettario (di importo pari a mille euro per la precisione) da parte di quei datori di lavoro che intendevano sanare le posizioni irregolari dei loro dipendenti. Anche all’inizio di questo mese, comunque, vi sono state molte spiegazioni e chiarimenti per le domande di emersione per i lavoratori domestici.

In questo caso, invece, il documento dell’Agenzia delle Entrate aveva sottolineato come l’ambito riguardasse i lavoratori extracomunitari che sono presenti sul territorio del nostro paese, in maniera ininterrotta e dal 31 dicembre del 2011: in aggiunta, questi ultimi dovevano anche essere privi del permesso di soggiorno e occupati in modo irregolare da almeno tre mesi. A settembre, poi, la sanatoria degli stranieri irregolari è entrata pienamente nel vivo. Un decreto fondamentale in questo senso è stato senza dubbio il numero 109 del 2012 (“Attuazione della direttiva 2009/52 sulle sanzioni nei confronti dei datori di lavoro che impiegano lavoratori stranieri il cui soggiorno è irregolare e procedure di regolarizzazione 2012).

Le dichiarazioni, a partire dallo scorso mese di agosto sono state presentate presso lo Sportello Unico per l’immigrazione, con un iter ben preciso da seguire. Il termine ultimo per tale presentazione è ormai scaduto da tempo (si tratta dello scorso 15 ottobre infatti), ora bisogna sottostare ai dettami della risoluzione 100/E resa pubblica nel corso della giornata di ieri dalle Entrate: per l’appunto, si è provveduto a sopprimere i già citati codici tributo, ormai inutilizzabili. Nel dettaglio, il Redo serviva per la regolarizzazione dei lavoratori domestici extracomunitari, mentre il Resu era stato destinato a quella dei lavoratori subordinati, una distinzione che rimane però ancora valida.

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