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Pressione fiscale imprese del Sud Italia

L’eccessiva pressione fiscale è avvertita dalle imprese del Sud Italia come fondamentale determinante di inefficienze. A confermarlo è una recente ricerca compiuta dall’Ipsos, che intervistando 240 imprenditori ha elaborato alcune importanti statistiche, evidenziando ad esempio che il peggior impedimento per un naturale sviluppo delle attività imprenditoriali del Mezzogiorno arriverebbe dall’eccessivo carico fiscale (avvertito dall’80% come un problema rilevante), a seguire dalle lungaggini della pubblica amministrazione (74%), poi dall’inefficienza della politica locale (62%). Solo il 30 per cento ritiene infine molto gravi le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia.

Ad ogni modo, non tutte le statistiche elaborate dall’Ipsos sembrano intrise di negatività. Ad esempio, il 41 per cento del campione afferma di essere orgoglioso di quanto realizzato in un’area svantaggiata del paese e disponibile ad affinare la propria cultura, superando l’individualismo e la familiarità che spesso contraddistingue le imprese del Mezzogiorno.  I risultati della ricerca Ipsos sono stati illustrati qualche giorno fa a Palermo, nel corso di un convegno promosso dalla Cna, alla presenza del presidente e del segretario Ivan Malavasi e Sergio Silvestrini.

Tra gli altri dati, il 64 per cento del campione non intravede prospettive per uscire dalla crisi, mentre il 32 per cento afferma che il peggio debba ancora arrivare.

Tra gli ulteriori problemi, sottolineiamo il nodo dei ritardi nei pagamenti da parte dei debitori privati e pubblici (57%), insieme alla stretta creditizia e al rifiuto di concedere finanziamenti opposto dalle banche (54%). Per quanto infine concerne le chiavi di un possibile rilancio, è intravista come determinante fondamentale la programmazione delle scelte e il rilancio dei settori quali il turismo (54%), l’agricoltura e l’agroalimentare (28%). “Entro l’anno” – conclude infine la Cna nel suo studio – “chiuderanno 130 mila imprese artigiane in Italia”, nonostante il governo abbia “aperto 140 tavoli che riguardano  complessivamente 70 mila lavoratori, che avranno tutte le garanzie previste dallo stato di crisi”. Gli esclusi, invece, abbasseranno le serrande delle proprie attività.

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