La coppia di fatto, ai fini del redditometro, produce gli stessi effetti di una coppia sposata. Almeno sotto il profilo dei controlli fiscali, pertanto, coppie di fatto e sposate sono equiparabili, poiché in ambito tributario la convivenza more uxorio – se adeguatamente dimostrata – può essere ben equiparata al matrimonio. Cerchiamo di comprendere cosa potrà cambiare per tutte le famiglie italiane “di fatto” in questo interessante approfondimento condotto da Benito e Nicola Fuoco, e apparso sulle pagine del quotidiano Italia Oggi pochi giorni fa.
“Gli effetti della convivenza more uxorio, ai fi ni fi scali, vanno equiparati a quelli prodotti dal matrimonio, con la conseguenza che, laddove venga accertato un maggior reddito in capo a un contribuente, bisogna tener conto del reddito del convivente e dell’aumentata capacità contributiva generata dalla coppia di fatto” – esordiscono i due autori – “Sono queste le innovative conclusioni a cui giunge la prima sezione della Ctp di Milano nella sentenza n. 271/01/12, depositata in segreteria lo scorso lunedì. Nelle motivazioni della sentenza, che appaiono per ciò stesso ancora più interessanti, si richiama il concetto di famiglia adottato in ambito penale, mancando dei riferimenti specifici, tanto normativi quanto giurisprudenziali, nella materia amministrativa e tributaria”.
Giungendo direttamente al punto di nostro interesse, “la stessa commissione meneghina definisce quantomeno «socialmente delicato», la sentenza in esame giunge a delle conclusioni interessanti e innovative, considerando soprattutto l’impatto sociale e le conseguenze che le stesse potrebbero generare all’interno della materia tributaria. «In assenza di una chiara regolamentazione della famiglia di fatto», la commissione decide di «adottare la definizione che si è andata affermando in ambito penale, secondo la quale per famiglia deve intendersi ogni consorzio di persone tra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo»” – prosegue Fuoco.
Ne consegue che “la convivenza more uxorio determina la sussistenza di una «aumentata capacità contributiva » del soggetto accertato, dovendosi tener conto, esattamente come nei rapporti di coniugio, dei redditi e delle spese sostenute dal convivente. Da ciò si può desumere che, in ambito fi scale, la convivenza more uxorio, pur non essendo al momento disciplinata da alcuna legge specifica, dà vita a tutti gli effetti a un nucleo familiare portatore di valori di solidarietà e sostegno reciproco, tutelato pertanto dal dettato dell’art. 2 della Costituzione”.
Vedi anche Redditometro 2012 novità di fine settembre.