Stando a quanto affermato dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 14902 del 5 settembre, l’Agenzia delle Entrate non può negare la detrazione dei costi affermando che le fatture sono false poiché non sono contabilizzate presso il fornitore. In altri termini, il contratto e il relativo pagamento sarebbero elementi sufficienti per permettere al contribuente di dimostrare l’esistenza dell’operazione commerciale a monte e, pertanto, poter godere a valle delle relative detrazioni.
Secondo quanto ricordato nel relativo approfondimento condotto da Italia Oggi, “la sezione tributaria del Palazzaccio ha bocciato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate che aveva negato la detrazione dei costi a un’impresa perché le fatture non erano state contabilizzate dal fornitore. Sulla base di questa mancanza l’ufficio Iva aveva spiccato un accertamento della maggiore imposta disconoscendo una grossa detrazione. La contribuente aveva impugnato l’atto impositivo, annullato dalla commissione tributaria provinciale di Palermo. Stessa sorte in secondo grado. A questo punto l’amministrazione finanziaria ha presentato ricorso in Cassazione ma senza successo”.
La motivazione addotta dalla Suprema Corte a bocciatura dei motivi di ricorso presentati è relativa alla spiegazione secondo cui il mancato riscontro delle fatture nella contabilità del fornitore (nel frattempo fallito) è comportamento censurabile, e di qui è inammissibile la richieste del fisco, poiché “riguarda il merito e poi perché la Ctr siciliana non ha ignorato che le fatture in possesso della contribuente accertata non risultavano registrate in contabilità del fornitore ma ha ritenuto che «tale rilievo non fosse sufficiente per fondare un giudizio di inesistenza delle operazioni fatturate alla luce della circostanza dell’esistenza dell’appalto, dei pagamenti e di quant’altro allegato al ricorso».
Di orientamento identico anche la Procura generale della Cassazione, che ha chiesto di respingere il ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate. Un orientamento, quello espresso dalla Suprema Corte, che potrebbe risultare di grande supporto per tutti quei contribuenti che si sono trovati in una situazione similare nei rapporti con il fisco.