Negli ultimi giorni è emersa la volontà, da parte del governo, di aumentare in maniera significativa le tasse universitarie per i fuori corso. In realtà, tuttavia, gli incrementi non riguarderanno solamente gli studenti “ritardatari” nei confronti del loro piano di studi, ma tutti coloro che risultano iscritti all’università, o quasi. Una modifica al capitolo università del decreto spending review introduce infatti un cambiamento importante sulla norma sui contributi dovuti al momento dell’iscrizione, andando a limitare il blocco delle tasse fino al 2016 solo per i redditi più bassi.

Il testo precedente aveva invece previsto l’aumento delle tasse solamente per i fuori corso, con tre classi di aumento per tre fasce di reddito della famiglia di appartenenza: un rincaro del 25% per quanto concerne i redditi fino a 90 mila euro lordi l’anno, un rincaro del 50% per i redditi fino a 150 mila euro lordi, un rincaro del 100% per i redditi oltre i 150 mila euro. Il nuovo emendamento estende invece i rincari anche a chi è già in regola con gli esami, pur con un significativo limite: per i primi tre anni a partire dall’anno accademico 2013 – 2014, infatti, gli aumenti per gli studenti fuori corso che hanno un reddito familiare Isee inferiore ai 40 mila euro, non potranno superare l’inflazione.

Per quanto invece concerne gli studenti che non riusciranno a laurearsi nei tempi previsti, vengono confermati gli incrementi delle tasse, con rette più alte del 25%, 50% e 100% a seconda del già ricordato reddito Isee. Gli introiti verranno destinati per il 50% alle borse di studio e per il resto a interventi di sostegno a servizi abitativi, di orientamento, di ristorazione e di assistenza.

Secondo la bozza del testo, in Italia vi sarebbero solamente 30 mila famiglie in grado di dichiarare un reddito superiore ai 150 mila euro. L’incasso che ne derivava da tale revisione sarebbe pertanto stato piuttosto irrisorio.

In proposito, qui vi segnaliamo il nostro speciale sulle agevolazioni fiscali per gli universitari.