Non sono rimasti che due giorni per far fronte al pagamento dell’imposta di bollo virtuale: il prossimo 9 agosto, infatti, è la data che è stata scelta dalla nostra amministrazione finanziaria per tale scadenza fiscale. I soggetti che sono chiamati a rispettare il termine in questione sono le banche e tutti gli istituti di credito che sono obbligati appunto al pagamento, più precisamente per quel che concerne il tributo che si riferisce agli assegni circolari che sono stati emessi entro la conclusione del secondo trimestre di quest’anno (lo scorso 30 giugno dunque).

L’operazione da compiere è piuttosto semplice, in quanto basta avvalersi del modello F23, documento che è disponibile presso le stesse banche, ma anche i concessionari e le agenzie postali: il codice tributo che va sfruttato in tal caso è il 456T, il quale è denominato per l’appunto “imposta di bollo-tassa sui contratti di Borsa”. Un utile riferimento normativo in questo senso è senza dubbio il Decreto Ministeriale del 23 gennaio del 2004 (“Modalità di assolvimento degli obblighi fiscali relativi ai documenti informatici ed alla loro riproduzione in diversi tipi di supporto”).

L’articolo 7 di questo testo, infatti, spiega come l’imposta possa essere corrisposta attraverso la presentazione all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di una comunicazione, la quale dovrà contenere il numero presuntivo di atti, documenti e registri che saranno emessi o usati nel corso dell’anno, oltre agli importi esatti per quel che concerne il pagamento effettivo di tale tassa. In caso contrario, si rischia di non essere ammessi dall’istanza. Una opportunità alternativa è quella dell’autorizzazione all’assolvimento del bollo virtuale che viene messa a disposizione dalla Camera di Commercio; in quest’ultimo caso, si tratta di una procedura che è stata pensata appositamente per versare il bollo virtuale che si riferisce soltanto a quelle istanze che vanno presentate all’ente a cui si sta facendo riferimento, escludendo quindi tutto il resto.