Il centro studi di Confcommercio, nel suo Rapporto sulle determinanti dell’economia sommersa, lancia nuovi e inquietanti dati sull’andamento dell’evasione fiscale, e sui suoi riflessi sull’economia reale. Stando alle elaborazioni compiute dal centro studi, in Italia il sommerso vale oggi il 17,5% del prodotto interno lordo, mentre la pressione fiscale è salita al 55%. Ne consegue che l’economia che oggi sfugge al fisco determina un’evasione di 154 miliardi di euro: un incredibile ammontare che costituisce vasto margine di manovra per il recupero dell’efficienza italiana.
Il centro studi di Confcommercio ha rilevato altresì che la frazione del prodotto interno lordo dovuta al sommerso economico, quello al netto dell’economia legata alla criminalità, è oggi collocata al 17,5%. Stando a quanto affermato da Mariano Bella, il numero 1 del centro studi, il trend mostra “un valore moderatamente decrescente negli ultimi 10 anni”.
Oltre a quanto sopra Confcommercio stima altresì come moltiplicando il valore del pil stimato per il 2012, pari a circa 1.600 miliardi di euro, per il tasso di sommerso economico, pari al 17,5% del pil, per l’aliquota media legale o effettiva, pari al 55%, l’imposta evasa sarebbe pari a circa 154 miliardi di euro.
“Qualcosa di gigantesco” – afferma Confcommercio, la quale sottolinea come non sia in realtà “possibile un equilibrio macroeconomico e sociale nel quale, oltre a 740 miliardi di entrate, il settore privato dovesse consegnare altri 154 miliardi di euro annuali al settore pubblico”. Pertanto, per Confcommercio occorre attivare un processo parallelo di restituzione fiscale.
Per quanto concerne le principali determinanti, Confcommercio afferma che a favorire l’evasione sono la pressione fiscale media, l’efficacia del sistema dei controlli, la percezione che i cittadini hanno dei servizi pubblici insieme alla facilità negli adempimenti fiscali, tutti ambiti nei quali l’Italia risulta, purtroppo, agli ultimi posti tra i paesi più avanzati.
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