Il Fondo Monetario Internazionale ha bocciato sonoramente la possibilità che in Italia vi possa essere un nuovo aumento delle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto. Pur avendo elogiato le riforme fiscali del governo Monti, il FMI ha tuttavia avvertito dei rischi potenziali connessi a un incremento dell’IVA dal 21% al 23%, così come prospettata dal governo Monti. Ecco le dichiarazioni e le ragioni avanzate dai tecnici di Washington.
“Per salvaguardare la crescita economica, il governo dovrebbe identificare e mettere in atto i tagli alla spesa necessari per evitare un aumento dell’Iva di qui alla fine dell’anno” – afferma il Fondo Monetario Internazionale nel suo report, rappresentato da un documento di valutazione sull’Italia presentato dagli esperti che agli inizi di maggio hanno avuto modo di esaminare con attenzione i conti italiani.
Se infatti è vero, sostiene il FMI, che la manovra di innalzamento delle aliquote potrebbe garantire oltre 20 miliardi di euro alle casse dello Stato, la manovra potrebbe tuttavia avere un effetto contrario sulla crescita del Paese, contraendone i consumi.
“Uno spostamento della manovra verso ulteriori tagli alla spesa e l’abbassamento delle tasse consentirebbe una migliore distribuzione del peso degli interventi” – ha proseguito il Fondo – “Se il governo abbattesse la spesa pubblica attraverso la riduzione dei salari del settore pubblico insieme ad altri interventi identificati nella spending review, oltre a un’efficace azione di contrasto all’evasione fiscale, ci sarebbe lo spazio per mettere in atto misure di sostegno allo sviluppo del paese che potrebbero includere una riduzione dei contributi sociali con effetti positivi sul livello occupazionale. Ma anche una defiscalizzazione degli investimenti delle imprese e un’opera di finanziamento di nuove infrastrutture pubbliche”.
Sempre sulla base delle simulazioni condotte dal FMI, l’impatto delle misure sulla crescita del Paese dovrebbe comunque dipendere dalla composizione del pacchetto approvato dal governo.