Tra le tante novità che il governo ha apportato nelle ultime settimane, vi è anche quella relativa all’incasso anticipato dei crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni, o una loro compensazione. Ma in che modo usufruire di questo interessante meccanismo in grado di conferire maggiore liquidità alle imprese? E, soprattutto, siamo sicuri che la procedura sia veramente alla portata di tutte le imprese?
Iniziamo con ordine. Per poter utilizzare in compensazione il credito vantato nei confronti della pubblica amministrazione il percorso è lungo ma lineare. É infatti sufficiente presentare apposita istanza alla pubblica amministrazione debitrice, la quale, entro 20 giorni, sarà costretta a rilasciare la certificazione del credito. A questo punto l’impresa dovrà consegnare la certificazione all’agente per la riscossione, il quale, entro 3 giorni, invierà la richiesta di verifica del credito alla pubblica amministrazione debitrice. Ancora, entro 10 giorni la pubblica amministrazione debitrice fornirà un riscontro all’agente della riscossione, il quale potrà finalmente provvedere all’estinzione del debito. Un iter che, se tutto va bene, permetterà in meno di un mese e mezzo di veder monetizzato il proprio credito, con estinzione in compensazione di altre passività.
E se invece l’impresa vuole avere risorse liquide nelle proprie casse? Qui il discorso non è più complesso, ma solamente un po’ più stringente. Una volta ottenuta la certificazione del debito da parte della pubblica amministrazione, infatti, l’impresa consegnerà la certificazione alla banca aderente e richiedere apposito finanziamento a valere su plafond CDP da 10 miliardi di euro.
E qui saltan fuori i dettagli annosi per le imprese: trattandosi di un vero e proprio finanziamento – pur in plafond Cassa Depositi e Prestiti – non tutte le società potranno avvalersene. E non solo perchè il plafond è limitato in 10 miliardi, ma anche e soprattutto perchè le imprese non dovranno esser titolari di posizioni in sofferenza, incagli, esposizioni ristrutturate o scadute, sconfini da oltre 90 giorni o procedure in corso. Insomma, in altri termini, dovranno risultare in bonis.