Giusto due giorni fa l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (Inps) ha reso pubblici in una sua circolare i nuovi livelli di reddito dell’assegno destinato al nucleo familiare: questi aggiornamenti si sono resi necessari per quel che concerne il periodo compreso tra il prossimo 1° luglio e il 30 giugno del 2013. Ebbene, che cosa c’è da dire in questo senso? Fra tre settimane esatte vi sarà una rivalutazione vera e propria dei livelli del reddito familiare, in modo da ottenere la corresponsione del relativo assegno a cui si sta facendo riferimento, con le varie tipologie di nuclei che meritano un approfondimento. C’è un testo normativo prezioso per il discorso in questione, vale a dire la Legge 153 del 1988 (“Norme in materia previdenziale, per il miglioramento delle gestioni degli enti portuali ed altre disposizioni urgenti”).
In effetti, in base a quest’ultima, i livelli sono rivalutati con cadenza annuale e con il 1° luglio di ogni singolo anno che rappresenta la data spartiacque. La modifica prende spunto dalla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie che sono composte da operai e impiegati, così come ottenuto dai calcoli dell’Istat. L’Istituto Nazionale di Statistica ha stimato che la variazione intervenuta in termini inflazionistici tra il 2010 e il 2011 è stata pari al 2,7%.
Di conseguenza, si è provveduto a introdurre una rivalutazione per il periodo che si appresta a terminare il prossimo 30 giugno con questo indice. I livelli nuovi di zecca dell’assegno familiare partono da un reddito minimo di 13.784,93 euro fino a un massimo di oltre 95mila euro. Nel primo caso, una famiglia composta da tre persone comporta un assegno di importo pari a 137,50 euro, mentre dodici persone consentono di salire fino a 1.368,75 euro. Tra l’altro, per quei nuclei che sono composti anche da fratelli, sorelle o nipoti, l’ammontare in questione deve essere necessariamente ridotto.
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