Come noto, l’imposta municipale unica – Imu – colpisce anche le seconde case, ricomprendendo in tale categoria le abitazioni tenute a disposizione in una località di villeggiatura (le seconde case al mare o in montagna), quelle concesse in comodato a parenti e o amici (ad esempio, una casa concessa in uso gratuito al figlio), quelle sfitte e quelle date in locazione a canone calmierato o, in alternativa, a canone c.d. libero.
Peraltro, sulla base della nuova disciplina – più restrittiva nell’identificare l’abitazione principale – il trattamento di privilegio non sarà automatico neppure per le abitazioni degli anziani o dei disabili rimaste sfitte in seguito a ricovero permanente. Spetterà ai Comuni intervenire abbassando l’aliquota fino a renderla equiparata allo 0,40% sulle prime case, pur sapendo che, comunque, uno 0,38 per cento finirà nelle casse statali.
Ricordiamo, in merito, che la disciplina originaria dell’imposta municipale unica, stabilita nel federalismo fiscale, prevedeva un’aliquota dimezzata in modo automatico per gli immobili locati. La disciplina introdotta nel decreto salva Italia, invece, rimetterà gli sconti sugli immobili locati alle sole scelte dei Comuni, che potranno ridurre dallo 0,76% standard allo 0,40% agevolato l’aliquota dell’imposta.
Gli stessi Comuni potranno inoltre scegliere di rincarare o deprezzare dello 0,3 per cento l’aliquota sulla seconda casa, con una potenziale forbice che sarà compresa tra un minimo di 0,46 punti percentuali e un massimo di 10,6 punti percentuali.
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Le scelte degli enti locali non influenzeranno comunque l’importo dell’acconto, che sarà pari al 50% di quanto calcolato sulla base dell’applicazione dell’aliquota standard sulle seconde case, entro il 18 giugno. Influenzerà invece l’importo del saldo, che subirà gli effetti delle decisioni già ricordate dei Comuni, e del decreto del governo, che potrebbe scegliere di rincarare le aliquote sulle seconde case, se il gettito ottenuto con la prima rata non dovesse risultare soddisfacente.