Secondo quanto sta emergendo da uno studio condotto dalla Fondazione Commercialisti italiani in merito alla tassazione delle persone fisiche, dipendenti e lavoratori autonomi, la pressione fiscale italiana sarebbe in grado di superare perfino il 60%, nelle ipotesi di lavoratori con reddito pari a 50 mila euro.
Stando alla simulazione effettuata dalla Fondazione, relativa a un lavoratore autonomo senza gestione separata Inps, con reddito lordo civile pari a 50 mila euro, ogni anno si devono sborsare 11.870 euro di Irpef netta, 503 euro di addizionale regionale, 164 euro di addizionale comunale, 14.921 euro di versamenti Inps e alle casse di previdenza, 2.146 euro di Irap. In totale, un reddito netto annuo di 20.396 euro, per una tassazione percentuale pari al 59,21%. Se a questo aggiungiamo l’incidenza delle altre imposte pagate nell’anno al netto del beneficio fiscale, otteniamo una percentuale di tassazione reale del 61,66%.
Va meglio (ma non troppo) se il reddito lordo scende a quota 30 mila euro. In questo caso al lavoratore autonomo spetteranno 6.107 euro di Irpef netta, 306 euro di addizionale regionale, 99 euro di addizionale comunale, 9.058 euro di versamenti Inps e alle casse di previdenza, 1.291 euro di Irap, per un reddito netto annuo di 13.139 euro. Una tassazione percentuale del 56,20% che, con l’incidenza delle altre imposte e tasse pagate nell’anno al netto del beneficio fiscale, giungono a contribuire a una percentuale della tassazione reale del 59,27%.
E per i lavoratori dipendenti? In queste ipotesi, la tassazione reale è certamente inferiore. Per un reddito pari a 30 mila euro, la Fondazione calcolato una percentuale di tassazione reale pari al 29,96%, che sale al 37,18% nell’ipotesi di lavoratore dipendente con reddito di 50 mila euro.
Per quanto infine concerne i professionisti con cassa, e iscrizione all’ordine, la percentuale di tassazione reale è del 49,39% nell’ipotesi di reddito lordo civile pari a 30 mila euro, e del 52,66% nell’ipotesi di reddito lordo di 50 mila euro.
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