Uno studio condotto da Confcommercio rivela che il nostro Paese è all’apice europea per quanto concerne la pressione fiscale. Una pressione che – al netto degli evasori – pesa sulle spalle dei contribuenti onesti per oltre il 55% del Prodotto Interno Lordo: una proporzione che non ha uguali nel resto del vecchio Continente, e che risulta essere ben al di là di quanto in applicazione in Belgio e Svezia.
Stando all’analisi di Confcommercio, inoltre, la pressione fiscale italiana sarebbe in continuo aumento, e destinata a crescere ulteriormente entro la fine del 2012, man mano che i provvedimenti deliberati e in corso di introduzione da parte dell’esecutivo Monti troveranno applicazione, come ad esempio l’incremento al 23% dell’aliquota ordinaria dell’imposta sul valore aggiunto, peraltro già ritoccata dall’ex Ministro Tremonti dal 20% al 21% attuale.
Nel 2007 – continua l’indagine Confcommercio, la pressione fiscale italiana era pari a circa 43 punti percentuali, al settimo posto fra i Paesi dell’Unione Europea, dietro Danimarca, Svezia, Belgio, Francia, Austria e Finlandia. La crisi ha tuttavia acuito la posizione italiana, con infrazione del livello del 45%, a quota 45,2 punti percentuali: un livello che conduce l’Italia al quinto posto dietro Danimarca, Svezia, Belgio, Francia, ma davanti a Austria e Finlandia.
Alla fine del 2012, non è escluso l’avvicinamento della pressione a quota 46 punti percentuali.
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