Come abbiamo evidenziato pochi giorni fa, la riforma del collegio sindacale delle società di capitali rischia di sconvolgere il novero delle possibilità in mano alle singole persone giuridiche, introducendo un sindaco unico per alcune categorie di società, ed estenendo i limiti quantitativi al di sotto dei quali anche le società per azioni possono evitare di adottare la forma di controllo del collegio sindacale.
Tra i numerosi oppositori alla riforma dei collegi sindacali anche i commercialisti, che sottolineano come la crisi sia nata anche a causa della scarsità dei controlli societari e, pertanto, della privazione di adeguate misure di tutela del sistema economico, a danno dell’intera collettività, con destabilizzazione della crescita sostenibile delle singole imprese e degli interi comparti di appartenenza relativa.
Per tale motivo, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ha esplicitamente auspicato che il governo possa compiere un passo indietro.
Delusi anche i più giovani. Come affermato da Eleonora di Vona, presidente dell’Unione Nazionale dei Giovani Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, “la norma suscita in noi delusione, scoraggiamento e indignazione, in primo luogo perchè sembrerebbe eliminare i collegi sindacali dalle società a responsabilità limitata di qualunque dimensione esse siano. In secondo luogo, perchè introdurrebbe l’organo sindacale monocratico anche per molte società per azioni italiane”.
Secondo Marco Rigamonti, presidente Aidc, attraverso tale scelta “si riduce o addirittura azzera il sistema dei controlli. Viviamo una delle più grandi crisi che si siano mai verificate proprio per la mancanza di controlli e, in tutta risposta, il governo riduce quelle che dovrebbero essere le tutele principali per il sistema economico”.
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