Libertà assoluta di apertura e di orario: è questa, in estrema sintesi, la decisione contenuta in uno degli ultimi provvedimenti adottati dal decreto Salva Italia per cercare di liberalizzare il settore del commercio e incentivare la concorrenza e le vendite. Ne è conseguito che, già da oggi, i titolari di esercizi commerciali possono scegliere di aprire autonomamente come e quando vogliono, incluse le domeniche e i festivi. Tutti contenti?
Non proprio. Se infatti da una parte le associazioni dei consumatori hanno salutato la novità con entusiasmo, i commercianti sollevano ben più di qualche opzione. In mezzo ai due fuochi vi sono gli enti locali, che dovranno muoversi in un ambito di autonomia piuttosto ampio, essendo la competenza di materia delle Regioni. Di conseguenza, molti Comuni – come Milano – prima di adottare in pieno il nuovo regime, stanno attendendo le deliberazioni dell’istituzione regionale.
Secondo quanto afferma Luigi Taranto, segretario Generale di Conf Commercio, “per gli organi regionali non è prevista la possibilità di recepire o meno la legge. È arrivata senza consultazione o accordo, ma è di fatto in vigore su tutto il territorio nazionale. A nostro avviso, si tratta di una forzatura” conclude il segretario, ricordando pertanto come l’ambito di autonomia che sopra abbiamo anticipato sia ben più ristretto delle apparenze.
Più soddisfatte le associazioni dei consumatori, che ritengono che dalla maggiore concorrenza i prezzi possano diminuire. Incerte sono le valutazioni degli analisti, che auspicano un incremento dei ricavi conseguente alla libertà di apertura, ma non riescono ancora a conteggiare in maniera ragionevole l’entità di tale apprezzamento.
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