L’Imposta Municipale Unica continua a dominare le cronache economiche e fiscali del paese: è quindi opportuno tracciare alcune delimitazioni, in modo da capire il reale raggio di applicazione di questa imposta, la nuova versione dell’Ici sulla prima casa. Nel caso dei terreni agricoli che si trovano in zone di montagna, infatti, l’Imu non deve essere pagata, come comunicato in maniera ufficiale anche da alcuni enti, tra cui il Celva, il consorzio degli enti locali che associa appunto comuni e comunità montane e che ha ribadito che l’agevolazione tributaria in questione non dovrebbe essere una sorpresa dell’ultimo minuto per quel che concerne la manovra finanziaria appena approvata da Camera e Senato.
La stessa società cooperativa ha poi spiegato come ogni comune abbia la facoltà di decidere come agire in questo senso: in pratica, si può decidere di ridurre o aumentare l’aliquota che è stata fissata in questo caso (il quattro per mille nel dettaglio) di due decimi di punto, quindi la tassazione potrebbe essere ricompresa tra lo 0,2 e lo 0,6%. Il primo anno di Imu, però, dovrebbe essere caratterizzato da poche oscillazioni, in modo da comprendere quello che sarà l’ammontare totale degli introiti, metà dei quali sono destinati alle casse dell’erario. In effetti, si è capito come queste detrazioni fiscali possano incidere in maniera negativa sulle entrate dei comuni, mentre le maggiorazioni non sembrano dover sconvolgere in modo così positivo le casse degli enti locali.
Ecco perché i vari comuni e il Celva stanno conducendo delle simulazioni molto utili: l’aliquota delle seconde e terze case potrebbe salire addirittura all’1,06%, con un evidente incremento per quel che riguarda i pagamenti da porre in essere. Le rate previste sono due, con altrettante scadenze, vale a dire il 16 giugno e il 16 dicembre del prossimo anno: il modello da usare sarà l’F24, anche se la tempistica e le varie modalità di adempimento sono ancora piuttosto oscuri.