Da maggio all’attuale mese di novembre è passato parecchio tempo, eppure tutti questi giorni sono serviti alla nostra amministrazione finanziaria per rispondere a un’istanza presentata direttamente da Confindustria: nel dettaglio, le richieste di chiarimento degli industriali italiani (in questo caso, l’istanza è stata presentata dalla sezione di Arezzo) si sono riferite ai contratti di prestito per l’utilizzo di alcuni metalli preziosi e la relativa deducibilità fiscale, ovviamente in riferimento agli oneri che vengono corrisposti in tal senso. Il contratto di prestito da uso è un mezzo molto apprezzato nel nostro paese dagli operatori più importanti del settore, dunque non è un caso che si sia approfondito un argomento simile. Le somme versate all’istituto di credito per il prestito da uso del metallo prezioso devono essere strettamente collegate alla base imponibile, con una riduzione di tipo progressivo.
In aggiunta, sempre secondo quanto stabilito dall’Agenzia delle Entrate, anche le operazioni di prestito che vengono realizzate con paesi stranieri vengono interessati da una disciplina ben precisa. Il chiarimento non è di poco conto, dato che è stato accertato che gli interessi che maturano al momento dell’uso del metallo in prestito hanno rilevanza come parte del costo di lavorazione e non in qualità di onere finanziario: questo vuol dire, molto semplicemente, che la somma in questione è deducibile ai fini dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (Irap). Uno dei settori più coinvolti in questo senso è quello orafo.
Il medesimo discorso vale anche per quel che concerne i casi in cui si deve adempiere ai fini dell’Imposta sul Valore Aggiunto; la stessa Confindustria Arezzo ha espresso la propria soddisfazione per le conclusioni del Fisco, ricordando che il lavoro preparatorio era stato approntato in ogni minimo dettaglio. Il lavoro in questione, infatti, è durato ben due anni, prima di arrivare all’istanza di sei mesi fa, ma ora se non altro si ha una disciplina fiscale molto più articolata.