Accennata e poi ritrattata, auspicata e poi diniegata. La vita del condono fiscale per le rinnovabili non è stata (o non sarà) molto semplice. A partorire l’idea era stato infatti il ministro delle Politiche Agricole Saverio Romani, che aveva ipotizzato l’introduzione di un “condono soft” per le irregolarità fiscali legale alla realizzazione e all’installazione di impianti di produzione di energia elettrica pulita.
Stando a quanto si è avuto modo di leggere a mezzo stampa, la proposta di Romani prevedeva un condono fiscale con sanatoria amministrativa e penale, con copertura e cancellazione di quegli illeciti che fossero relativi non solamente all’ambito amministrativo, quanto anche in relazione ai reati edilizi a causa della violazione delle normative paesaggistiche e ambientali.
Una vera e propria sanatoria tombale, pertanto, che prevede un’agevolazione di una tariffa di 10 euro a kW per incentivare la regolarizzazione delle cattive pratiche relative agli impianti abusivi, a quelli – cioè – realizzati senza autorizzazione, o con autorizzazione bloccata o incompleta. Una sanatoria tombale per impianti fotovoltaici a terra, prevalentemente di piccole e di medie dimensioni, con l’obiettivo di fare tabula rasa sulle irregolarità, e riempire le scarse casse statali.
Numerose le voci contrarie a qualsiasi ipotesi di condono fiscale sulle rinnovabili. Si prenda ad esempio quella della Assosolare, che si è detta nettamente oppositiva a qualsiasi condono delle illegalità, “soprattutto in un comparto come quello delle rinnovabili che avrebbe tanto bisogno di politiche di sviluppo a medio e lungo termine ad oggi assenti, e non invece di scorciatoie che fanno male al settore e al Paese”. Della stessa opinione Confindustria ANIE, contraria a ogni forma di “simile provvedimento, in contrasto con la certezza normativa che gli operatori industriali auspicano nella conduzione del business. L’industria delle rinnovabili” – afferma ancora l’ANIE – “che sta assumendo un peso importante nelle dinamiche energetiche del nostro Paese, chiede regole certe e non passibili di mutamenti a seguito di interventi estemporanei”.