Una delle situazioni più particolari che si può presentare in relazione alla Tarsu è quella del garage condominiale: come è noto, la Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani ha subito notevoli modifiche dal 1993 ad oggi e viene applicata dai comuni in base al costo complessivo del servizio di raccolta e dello smaltimento dei rifiuti stessi. In particolare, il parametro è rappresentato dalla superficie dei locali di abitazione e di quelle attività in cui i diversi rifiuti possono avere origine. Che cosa succede quando si abita in un condominio che presenta appunto un garage con posti macchina sfruttato come proprietà comune indivisa? A chi spetta il pagamento? Un garage di questo tipo rappresenta una delle componenti essenziali degli atti di proprietà dei condomini: a prescindere dal fatto che vi sia una assegnazione o meno, diversi comuni del nostro paese sono soliti applicare l’imposta in questione.

In realtà, la Tarsu non può essere associata al garage, visto che quest’ultimo è di fatto escluso dall’ambito di applicazione: questa affermazione la si può ricavare in maniera molto semplice dal decreto attuativo del 1993, il quale specifica che dalla tassazione sono escluse le aree comuni del condominio che possono produrre rifiuti. La stessa presa di posizione è emersa quindici anni fa da una circolare della nostra amministrazione finanziaria, la quale ha citato l’articolo 1117 del Codice Civile (“Parti comuni dell’edificio”).

Tra le aree comuni dell’edificio, infatti, rientrano anche le aree coperte: tra l’altro, l’esclusione della Tarsu rimane valida perfino quando il locale non ha alcun tipo di collegamento con le reti idriche ed elettriche, così come stabilito nel 2002 dalla Corte di Cassazione. Il servizio che viene gestito dal comune stesso avviene in regime di privativa; i rifiuti da raccogliere, infine, sono quelli domestici e quelli assimilati, vale a dire derivanti da attività economiche, industriali e artigianali (se ne accerta la qualità).