Il condono fiscale non piace a Bankitalia, poiché alimenterebbe la sensazione che “la giustizia fiscale non è uguale per tutti”. Pertanto, secondo quanto sostengono il capo del servizio rapporti fiscali (Vieri Ceriani) e il direttore per la ricerca economica della Banca d’Italia (Daniele Franco), il condono fiscale non sarebbe altro che uno strumento per incentivare involontariamente i contribuenti a dar seguito a operazioni di evasione delle tasse.
“Ogni misura che accresce la sensazione che la giustizia fiscale non sia uguale per tutti” – affermano Ceriani e Franco in un documento depositato nella commissione Finanze del Senato – “alimenta la diffidenza del contribuente e l’incentivo a ricercare soluzioni individuali per minimizzare il contributo alle finanze pubbliche. […] Questo tipo di ingiustizia fiscale viene associata a qualsiasi tipo di amnistia fiscale, per quanto onerosa e motivata”.
Insomma, in altre parole, nonostante il desiderio di “fare cassa”, e nonostante l’urgenza che un simile provvedimento potrebbe avere per cercare di rimpinguare i fondi statali, il condono fiscale rischia di aggravare ulteriormente la sensazione già di per sé allarmante, che vede una larga fascia di popolazione “giustificare” le pratiche di evasione fiscale, in quanto la pressione percepita sarebbe troppo elevata.
I due funzionali di Bankitalia sostengono inoltre che “l’adempimento degli obblighi fiscali e contributivi risente negativamente del frequente ricorso a condoni e sanatorie”, precisando in merito che “dal 1970 al 2004 soltanto due esercizi finanziari non sono stati coperti da provvedimenti di simile natura”.
Rimarrà ora da comprendere in che modo possa prendere corpo l’ipotesi di un possibile condono fiscale, scoraggiata comunque dalle numerose opposizioni trasversali, che ritengono il condono fiscale dannoso sul breve e sul medio termine, anche sul fronte dell’immagine che il Paese potrebbe fornire alla popolazione, in un tempo in cui la ricerca dell’equità (anche fiscale) appare d’obbligo.
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