Con la legge 247 del 24 dicembre 2007, che ha recepito i contenuti dell’accordo del 23 luglio fra Governo e parti sociali, sono state apportate significative modifiche alla disciplina del diritto alla pensione di anzianità e sono state introdotte le finestre per la pensione di vecchiaia.
Le modifiche riguardano sia i lavoratori dipendenti sia i lavoratori autonomi che matureranno i requisiti a partire dal 2008. Sono invece salvaguardati i diritti dei lavoratori che hanno già maturato i requisiti per la pensione di anzianità al 31 dicembre 2007.
Secondo l’Inps che, con il messaggio 30923, ha riepilogato le principali novità previdenziali della legge 247/07 e allargato i vantaggi del riscatto dell’università, il riscatto ha valore ai fini dell’anzianità anche per chi va in pensione contributiva con 35 anni di versamenti e non solo per le pensioni di vecchiaia con 40 anni di contributi.
Diritto alla pensione
Il diritto alla pensione di vecchiaia si raggiunge con il compimento dei 60 anni per le donne e dei 65 anni per gli uomini. Per quanto riguarda i requisiti contributivi, servono 20 anni nel sistema retributivo e misto e ne bastano invece cinque nel sistema contributivo.
Prima del raggiungimento dei 60-65 anni di età si può andare in pensione (chiamata “pensione di anzianità” nel sistema retributivo e misto, e sempre “pensione di vecchiaia” nel sistema contributivo) con le nuove regole:
– dal 1° gennaio 2008 fino al 30 giugno 2009 sono necessari 58 anni di età e 35 anni di contributi;
– dal 1° luglio 2009 e fino al 31 dicembre 2010 si applica quota 95, con almeno 59 anni di età;
– dal 1° gennaio 2011 si passa a quota 96 con un’età anagrafica minima di 60 anni;
– dal 1° gennaio 2013 scatta quota 97 e l’età minima di 61 anni.
Per i lavoratori autonomi, invece i requisiti di età ed il valore delle quote sono spostati di un anno in più rispetto ai lavoratori dipendenti. I nuovi requisiti non sono applicabili ai lavoratori che al 31 dicembre 2007 già risultano in possesso dei requisiti per il diritto alla pensione (57 anni di età e 35 anni di contribuzione), che potranno in qualsiasi momento esercitare il proprio diritto.
Rimane ferma, sia per i dipendenti che per gli autonomi, la possibilità di conseguire la pensione di anzianità ovvero di vecchiaia (sempre così denominata per quelli rientranti nel sistema contributivo) con un’anzianità contributiva di almeno 40 anni, indipendentemente dal requisito anagrafico.
Riscatto
Un’ulteriore novità che interessa tutti i trattamenti pensionistici liquidati con il sistema contributivo è la computabilità dei periodi di studi universitari riscattati ai fini dell’anzianità contributiva.
L’articolo 1, comma 77 della legge di riforma 247/2007 introduce questa regola con specifico riferimento alla pensione conseguita con 40 anni di contribuzione. L’Istituto ritiene che tale previsione sia applicabile anche per i trattamenti pensionistici maturati con 35 anni di anzianità contributiva minima (articolo 1, comma 6, lettera b), n. 2 della legge 243/2004), in modo conforme alla posizione assunta nel messaggio 29224/2007, in cui aveva dichiarato l’uniformità dei periodi di contribuzione da utilizzare sia ai fini dell’accesso alla pensione con 40 di anzianità che a quella con almeno 35 anni.
Decorrenze
Per le pensioni maturate con almeno 40 anni di contribuzione sono confermate le finestre previste dall’articolo 1, comma 29 della legge 335/95.
Per le pensioni di vecchiaia invece sono state introdotte quattro nuove finestre, che nel caso dei dipendenti corrispondono al 1° luglio (per chi matura i requisiti nel primo trimestre), al 1° ottobre (per chi li consegue nel secondo trimestre), 1° gennaio dell’anno successivo (per chi li raggiunge nel terzo trimestre) e 1° aprile dell’anno successivo (per chi ottiene i requisiti nel quarto trimestre).
Per le pensioni di anzianità maturate con meno di 40 anni rimangono invece ferme le due finestre previste dalla riforma Maroni (articolo 1, comma 6, lettera c), legge 243/2004). L’Istituto si riserva invece di fornire indicazioni in merito alle decorrenze delle pensione di vecchiaia liquidate con il sistema contributivo, ai lavoratori di età inferiore a 65 anni se uomini e 60 se donne, dopo aver acquisito il parere del ministero del Lavoro.
Le finestre per la vecchiaia
La legge sul Welfare ha introdotto anche le finestre per la pensione di anzianità. Quattro ogni anno, sia per i dipendenti sia per i lavoratori autonomi. A questo proposito l’Inps, con il messaggio 30923/2007, ricorda il decreto legislativo 503/92 che ha subordinato il diritto alla pensione di vecchiaia alla cessazione del rapporto di lavoro dipendente. «Poiché i requisiti per l’apertura della finestra sono solamente quelli anagrafici e contributivi – sottolinea l’Inps – non è necessario cessare l’attività lavorativa dipendente nel trimestre in cui si raggiungono i requisiti»
Le finestre con 40 anni
L’Inps ricorda che chi accede al pensionamento con 40 anni di contributi continua a fruire di quattro decorrenze fisse l’anno. La legge 247/07 cancella, infatti, le restrizioni della legge “Maroni”, che riduceva a due le finestre. I lavoratori dipendenti che risultino in possesso di 40 anni di contribuzione: entro il primo trimestre possono accedere al pensionamento dal 1° luglio, se di età pari o superiore a 57 anni entro il 30 giugno; entro il secondo trimestre, possono accedere al pensionamento dal 1° ottobre, se di età pari o superiore a 57 anni entro il 30 settembre; entro il terzo trimestre possono accedere al pensionamento dal 1° gennaio dell’anno successivo; entro il quarto trimestre possono accedere al pensionamento dal 1° aprile dell’anno successivo
Perequazione automatica
L’articolo 1, comma 19, della riforma ha previsto che per il 2008 non sia concessa la perequazione automatica alle pensioni il cui importo complessivo annuo sia superiore a otto volte il trattamento minimo Inps. L’intero importo delle pensioni che eccedono il limite non può essere perequato. In ogni caso, il comma 19 contiene una disposizione di salvaguardia, secondo la quale le pensioni di importo superiore a otto volte il trattamento minimo Inps e inferiori a tale limite incrementato della quota di perequazione siano rivalutate parzialmente fino a concorrenza del tetto maggiorato
La misura della rivalutazione
Dal 1° gennaio 2008 è fissato un aumento dell’1,60% fino a 2.180,70 euro; un perequazione dell’1,20% oltre 2.180,70 euro e fino a 3.489,12 euro; un aumento fino al raggiungimento del limite massimo della fascia oltre 3.489,12 euro e fino a 3.539,72 euro; nessun adeguamento oltre 3.539,72 euro.
Fonte: Il sole24ore
Cosa devo dire! Io sono tra i “fortunati” percettori di pensione oltre otto volte il minimo!
Grazie al Governo che ha introdotto l’ennesima tassa, il contributo di solidarietà tanto caro all’estrema sinistra! Il danno per me sarà pari a circa 15.000 Euro in dieci anni! Spero solo che l’Unione Consumatori si faccia promotrice di una Class Action al fine di far dichiarare la chiara incostituzionalità di un provvedimento iniquo, demagogico e discriminatorio che danneggia ca. 230.000 elettori in massima parte non favorevoli a Prodi e quindi poco importanti per lui. Mi piacerebbe comunque sapere perchè il provvedimento non è stato esteso ai lavoratori dipendenti con un reddito analogo: forse per poter dire “non ho aumentato le tasse”?
Potete pubblicare: una vostra risposta sarebbe gradita.
Alfredo Izeta – Via Pozzo 5 – 17024 Finale Ligure SV – cell. 3395302039
E’ un accanimento ingiusto, immorale e anticostituzionale (perchè discriminatorio) contro quella serenità che ciascuno di noi ha cercato di costruirsi in un’intera vita! Anche io sono fuori dal circuito delle perequazioni e calcolo in almeno € 100 al mese la perdita che mi riguarda che, sommata alla perdita del potere d’acquisto (stimata in € 1.900,00 dal 2002) e al mancato recupero del drenaggio fiscale, impone sensibili cambiamenti peggiorativi allo stile di vita.
Sono disposto a sottoscrivere una comune petizione da inoltrare all’Unione Consumatori.
Oggetto : esclusione, per il 2008, dalla rivalutazione automatica delle pensioni di importo superiore a 8 volte il trattamento minimo.
Desidero dare visibilità anche in questa sede a quanto ho già scritto al Presidente del Consiglio e ad altri autorevoli esponenti politici della maggioranza e dell’ opposizione, e cioè che considero il provvedimento : iniquo, privo di quasiasi giustificazione, sia giuridica sia etica,oltre che di dubbia costituzionalità a causa dei criteri chiaramente discriminatori utilizzati per individuare i soggetti da colpire, con l’aggravante che le “vittime designate” sembrano avere l’ unica colpa di essere riuscite a conseguire risultati professionali di qualche rilievo nel rispetto rigoroso di tutte le norme fiscali e previdenziali di tempo in tempo vigenti.
Otello Pozzi – via Anzani 1 – 37126 Verona
Effettivamente è un assurdità pero parlare di una class action mi sebra un po affrettato.
Certo bisognerebbe farsi sentire con chi di dovere per porre rimedio a questi problemi:
Vivo in Canada e quello che sta succedendo a noi pensionati INPS sarebbe assolutamente inaccettabile in questo paese sia dal punto di vista morale (qui vige il principio che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge) che politico. Il partito che si facesse promotore di tale iniquita’ perderebbe senz’altro alle prossime elezioni, e spero che cio avvenga molto presto in Italia!
Sono pienamente d’accordo per istituire una “class action” visto che final;mente anche l’Italia, da buon fanalino di coda, ha ora accettato questo concetto da molto tempo in uso in Nord America e favorevolmente accorto dalle giustizie locali. Purtroppo ritengo la giustizia italiana assai politicizzata e quindi il rischio e’ di trovarsi a che fare con un giudice sinistrorso che rigetti la causa.
A suo tempo mia moglie, più anziana di me, non aveva ottenuto il trattamento pensionistico che le sarebbe spettato in quanto io lavoravo ed avevo uno stipendio da nababbo!!
Sono stato licenziato e ora devo assistere supinamente al fatto che il mio datore di lavoro si arricchisce sulla mia pelle in quanto le sue misere stock option sono tassate al 12,50, mentre io pago il 38%!!!
La mia pensione ogni anno diminuisce, e ciò non solo per l’inflazione, ma effettivamente (circa 35 euro in meno al mese nel 2007 ed altrettanto nel 2008).
Mi sembra che, come più volte dimostrato, la giustizia non sia uguale per tutti.
Ritengo opportuno farsi sentire ad alta voce.
Purtroppo l’Inps è uno sfacello, considerate che ho assistito una persona per una problematica con l’inps e mi sono reso conto che stiamo peggio del terzo mondo per quanto riguarda il sistema pensionistico.
Questa persona non puo andare in pensione perche all’inps non risultano versati dei contrivuti IVS mentre questa persona li ha versati a seguito di una cartella esattoriale ma all’inps non hanno recepito il pagamento e non possono effettuarlo manualmente.
ad ottobre 2007 ho maturato 38 anni di contribuzione….ho 53 anni , a marzo 2008 ne compio 54.
ho inziato a lavorare a 15 anni e mezzo , nel privato, per quasi 10 anni (inps), poi sono passata nello stato (inpdap). Non ho mai perso gg contributivi….mi chiedo sono considerata lavoratrice precoce??? (sono sempre stata nello stato , lavoratrice madre).
è vero che gli anni di contribuzione effettuati prima dei 18 anni (quindi 2 anni e mezzo) valgono di piu’ , cioe’ con un coefficiente del 1,5 ???
chi mi sa illuminare ?..se fosse cosi’ a luglio 2008 raggiungerei i 40 di contribuzione.
Grazie per l’attenzione.
innovatorieuropeibelluno
3 gennaio 2008
CARO ROMANO PRODI….E LE PENSIONI ?
LETTERA APERTA A ROMANO PRODI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
Anzitutto un sincero augurio di buon lavoro per il 2008.
Nel darLe atto che il Paese ora va meglio rispetto a qualche anno fa, grazie alla Sua azione di governo anche se non sempre viene capita dalla gente comune in quanto, quando i soldi non bastano, si finisce per diventare giocoforza irrequieti, mi permetto di ricordarLe che vanno sì rivisti i salari, come è nelle intenzioni attuali del Suo esecutivo, ma che, oltre ai salari, bisognerebbe anche far mente locale sullo status delle pensioni.
E ciò ad evitare, come spesso si dice, che sia la morte a risolvere il problema dei pensionati.
Dal Suo osservatorio forse questo problema non si avverte sufficientemente in quanto, lo standing di vita dei parlamentari, di chi ci governa insomma, è lontano anni luce dalla realtà di chi non arriva alla fine del mese.
Non è per fortuna il caso mio, anche se la mia pur buona pensione, erogatami una quindicina di anni fa, ha perso oggettivamente il 50 % del suo potere di acquisto. Per dirLa in…soldoni (è proprio il caso di dirlo), con la mia pensione oggi compero esattamente la metà di quanto comperavo all’atto della sua erogazione.
Ed allora ? Che facciamo ?
L’Euro certamente non ha nessuna colpa, anzi, se non ci fosse stata la moneta unica il nostro Belpaese sarebbe precipitato in alcuni caos di stile sudamericano.
Le do un suggerimento da sempre inascoltato, anche da Lei, Signor Primo Ministro.
E’ noto che c’è stata una fascia economica che ha approfittato illecitamente della moneta unica per arricchirsi facilmente, e cioè raddoppiando i prezzi delle merci. Come ? Considerando il valore di un Euro alla stregua del valore delle vecchie mille lire, non solo, ma che ha anche –ma solo pretestualmente – boicottato la moneta unica, senza che il governo di allora avesse un minimo di reazione per tema di perdere consensi. Vi ricordate gli euroscettici del precedente governo ? Chi ne ha fatto le spese di questa indegna situazione? I salariati certamente, cioè le persone a reddito fisso, ma anche e soprattutto i pensionati che, da quando sono in pensione, non hanno più entrate extra rispetto alla forza lavoro in essere.
Sarebbe pertanto non solo opportuno, ma semplicemente onesto e corretto, che questo governo prendesse in considerazione un’eventuale integrazione delle pensioni con effetto retroattivo, sulla base di alcune scalette da stabilire a seconda degli anni in cui ha avuto luogo l’erogazione di dette pensioni. E’ facile farlo, l’ho suggerito diverse volte, ma il governo ha sempre fatto orecchie da mercante.
Sarebbe disgustoso, oltre che miserevole che anche questo governo, ponesse i pensionati in uno status di “waiting for the death ”, affinché il problema abbia a risolversi da solo..
Con la morte naturalmente.
Arnaldo De Porti
Leggete anche questo http://esonica.wordpress.com/2008/01/06/pensioni-un-po-di-chiarezza/
Se il livello di ricchezza è stabilito in 8 volte il trattamento pensionistico minimo ( e qui ci sarebbe da discutere)la solidarietà sociale è un onere per tutti coloro che superano tale limite. Si deve quindi operare sull’ IRPEF e non sulla perequazione. In tal modo la solidarietà diviene un onere collettivo. Se si segue il pricipio delle categoria il prossimo anno potremmo farla pagare ai taxisti, poi ai dentisti etc etc.
Il 16-01-2008 compio 65 anni ed ero in attesa di pensione di vecchiaia con contributi misti dipendente/autonomo. Oggi scopro la 247 che mi ruba 10 mesi di pensione, è proprio così?
Grazie a chi vorrà rispondermi
purtroppo credo proprio di si
comunque ti consiglio di vedere questa pagina dell’INPS
http://www.inps.it/home/default.asp?sID=%3B0%3B&iMenu=1&NEWSiD=350
I pensionati non sono identificabili all’interno di serbatoi elettorali, ne per chi é al governo ne per i sindacati, e per tale ragione non hanno voce. Le proteste per le decisioni del governo sulle pensioni, puntualizzando l’ingiustizia, l’immoralitá, l’incostituzionalitá, la discriminazione ecc., non vengono ascoltate perché, come si suol dire, il vero sordo é colui che non vuole sentire. Non si tratta di iniquitá esercitate per indifferenza ma per la piena consapevolezza dell’incapacitá a risolvere i problemi del paese. In tale situazione la soluzione per tamponare é quella piú facile e vecchia quanto il mondo: appoggiarsi sui muri piú bassi.